venerdì 4 luglio 2014

LIBRI-libri

La terra del Sacerdote, di Paolo Piccirillo.
  Sinossi
È notte e la ragazza corre nella campagna buia più veloce che può, senza voltarsi indietro. È finalmente riuscita a scappare dalla gabbia in cui la vecchia la teneva prigioniera. Il vento gelido le taglia la faccia e la terra brulla i piedi, ma quasi non se ne accorge, perché il dolore delle doglie la rende insensibile a tutto il resto. La ragazza si accascia, urla e partorisce, ma a quell’urlo di dolore ancestrale non segue nessun pianto che annunci la vita. La scia il neonato morto sotto un albero e prosegue fino a un fienile dove spera di potersi nascondere e riposare. La ragazza non lo sa ma la terra su cui sta cercando rifugio è conosciuta da tutti come  “la terra del Sacerdote”. Agapito è un uomo burbero e solitario, arido e secco come la sua terra, violento e duro come l’inverno degli Appennini. Tanti anni prima aveva provato a fuggire la povertà della sua terra, il Molise, emigrando in Germania; lì era divenuto sacerdote ma ormai di quel saio e della promessa fatta prendendo i voti è rimasto solo un soprannome. Dalla Germania è tornato con un segreto troppo grande e ha barattato il suo silenzio con la terra su cui vive. Una terra maledetta che no dà frutti, morta come la sua anima. Quando Agapito scopre la ragazza nascosta nel fienile si trova di colpo al centro di un affare più grande di lui; la ragazza è Flori un’immigrata clandestina, portata con l’inganno dall’Est dell’Europa e costretta a ripagare il passaggio in Italia in modo disumano: rinchiusa come un animale in gabbia e utilizzata per partorire figli da destinare all’adozione o al traffico d’organi. Agapito è incuriosito da quella ragazza, tanto strana da riuscire addirittura a far crescere qualcosa sulla sua terra e decide di non mandarla via di subentrare ai precedenti “carcerieri” mettendo a disposizione della malavita la sua casa e la sua proprietà come “allevamento” per questa e per altre ragazze. Da quel momento Agapito si troverà di nuovo chiamato a fare con le proprie scelte e con la propria anima, o almeno con quell’unico briciolo non ancora barattato con il pane e la sopravvivenza quotidiana. Alla fine proverà a salvare una vita e non a toglierla, come accadde in Germania, provando a da tutto se stesso per amore di qualcun altro. Le regole del potere però sono antiche e le persone vivono da troppo tempo piegandosi alla legge del più forte. È così che una storia di sopraffazione e violenza non può trovare uno sbocco pacifico solo attraverso una redenzione personale: anche la fede in nuove possibilità deve sanguinare e lottare.
   Nota critica
La Terra del Sacerdote, opera seconda di Paolo Piccirillo, è un romanzo originale, coraggioso (anche troppo), che racconta una vicenda drammatica, ambientata  in una poverissima e arida campagna molisana, dove non sembra aver domicilio psicologico per i sentimenti positivi quali l’affetto, la tenerezza, l’amore, dove lo stesso comportamento degli uomini richiama molto da vicino quello primitivo, selvatico. Ben scritta alternando l’utilizzo della lingua italiana al largo uso del dialetto molisano con l’aggiunta di qualche frase in tedesco, la storia si sviluppa  lungo un lento percorso, un viaggio analitico di ritorno dell’io narrante verso la riconquista dei sentimenti positivi che purificano e perdonano, quando ogni  tassello prende il suo posto giusto nel puzzel drammatico.      
                                                                                                                                                             E.C.