venerdì 13 febbraio 2015

RECENSIONE

   Andrea Scardicchio
Cittadini di mente e di cuoreIstanze educative nella letteratura italiana dell’Otto-Novecento (Castromediano, Pirandello, Deledda), Lecce, Pensa MultiMedia, 2014, pag.204.
Questo libro di Andrea Scardicchio, insegnante di Storia della critica letteraria italiana presso l’Università del Salento, in bella veste tipografica e articolato in quattro capitoli e un’ampia introduzione con funzione riepilogativa, analizza e mette in evidenza ad uno ad uno i temi principali dei singoli saggi, non mancando di avvertire che i lavori qui raccolti sono stati già pubblicati e lievemente modificati.
  Sin dalle prime pagine, frutto di un puntuale e documentato lavoro di ricerca, appare evidente la capacità della letteratura di  dare un contributo <<in termini di edificazione delle coscienze>> agli italiani dei primi governi del Regno. Si tratta quindi di un lungo viaggio cognitivo, puntuale e fluido, nella vasta e fitta produzione letteraria, che copre un arco di tempo che va dai primi anni dell’Ottocento all’inizio del Novecento. In questo originale cammino i primi personaggi che incontriamo sono i poeti improvvisatori giunti nella Puglia e quindi nel Salento e i nativi.
  I cosiddetti improvvisatori di mestiere, sintesi straordinaria di abilità teorica e di spontaneità, a cui la critica accademica ha fatto mancare la propria voce relegando la loro creatività  al << rango di sottoprodotto poetico-culturale, inficiata da aprioristiche valutazioni>>, erano poeti presenti in tutta la penisola e nelle isole che cantavano a braccio un componimento spesso creato al momento inventando i contenuti nello stesso istante in cui si recitava utilizzando lo schema metrico classico, l’endecasillabo già usato da Dante e Ariosto. Tra i più quotati presenti nel territorio della Puglia e del Salento sono: il novarese Giuseppe Regaldi <<l’annunziatore del verbo della redenzione italiana>> e alcuni nativi tra cui Salvatore Brunetti di Otranto, definito da Castromedino, un uomo,  <<tutto cuore>>,  Pasquale Cataldi, cantore pomposo gallipolino per <<naturale vocazione>> e il leccese Francesc’Antonio D’Amelio, definito da Donato Valli poeta da <<la musicalità raffinata dell’ultima Arcadia>>.
  Di questi e di altri validi improvvisatori citati nel saggio vengono presi in considerazione i loro contributi di provata professionalità e di impegno poetico-politico all’indomani dell’Unità, che pur in forma di poesia rustica <<ebbero l’indubbio merito di aver tenuto acceso e alimentato, forse più di altri, il mito romantico della patria>>.      Il secondo personaggio che incontriamo in questo nostro viaggio culturale è il duca cavallinese Sigismondo Castromediano, figura d’intellettuale di spicco nella società salentina del primo Ottocento, per i suoi trascorsi politici e ,soprattutto, per il suo costante impegno per la realizzazione del progresso civile, sociale, culturale e umano degli abitanti del Salento.
Caduto nelle elezioni politiche dell’ottobre del 1865, che sancirono la sconfitta del moderatismo in Meridione, Castromediano abbandonò la scena pubblica nazionale e abbracciò il sempre auspicato progetto, di chiare tematiche laiche e liberali, di dare nuova linfa vitale all’ambiente culturale, che da diversi anni si prodigava di diffondere e di realizzare in provincia di Lecce. Tuttavia, questo impulso riformistico nei riguardi del campo dell’istruzione e dell’educazione della nuova generazione salentina,veniva osteggiato da avversari politici e clericali, che mal digerivano quelle proposte  di ammodernamento. Tuttavia i tempi dei cambiamenti erano maturi; così l’iniziativa ministeriale di promuovere un progetto per arginare il fenomeno dell’analfabetismo nel Mezzogiorno diede l’avvio anche alla “questione femminile”. Per cui, ai modelli tradizionali della moglie e della madre, alle donne si riconoscevano nuove figure femminili impegnate non solo nei ruoli di allieve del servizio scolastico, ma anche  in quelli più diretti e attivi: maestre, direttrici, ispettrici scolastiche, pubbliciste e pedagogiste. A seguito di un tale cambiamento, Castromediano scelse l’educatrice progressista milanese Luisa Amalia Paladini,  per dirigere il riformato Educandato “Vittorio Emanuele II”. Questo fu l’ultima fatica del patriota cavallinese che rese tangibile i suoi <<intendimenti di pedagogia etico-civile programmaticamente perseguiti>>. 
   Nel terzo saggio facciamo conoscenza con il più grande drammaturgo italiano, l’agrigentino premio Nobel per la letteratura nel 1934, Luigi Pirandello, nelle vesti di professore presso l’Istituto di Magistero di Roma, che però insegnava con poco entusiasmo, perché sentiva forse di non aver scelto la strada giusta. C’è da dire, inoltre, che l’impegno di contrastare antiche forme prive di idee innovative e di privilegiare con un metodo sperimentale fondato su basi <<anti-libresca e anti-meccanicistica, ancorato attorno all’espressione delle singole individualità degli allievi>>, non mancò mai, perché, sosteneva, tante giovani menti non potevano essere lasciate deluse e prive di qualsiasi didattica.
  Certamente il tracollo dell’impresa paterna in cui erano stati investiti i beni della famiglia  e, soprattutto, il figlio in guerra e l’acuirsi dei disturbi mentali della moglie, che resero necessario il ricovero in una clinica psichiatrica di Roma,  ebbero gravi ripercussioni sui rapporti con gli obblighi burocratici e con gli impegni derivanti dal ruolo del professore e non solo. Tuttavia, Scardicchio, dando per scontato il <<lassismo scolastico>>, mette in evidenza il  sicuro contributo dell’agrigentino all’attuazione di un piano di lavoro propriamente <<educativo-didattico>>. Inoltre il saggista avvalora questa sua linea interpretativa non solo con la sua acuta lettura educativa (“paideutica”) della vasta produzione letteraria di Pirandello, ma anche con la testimonianza di colleghi e di allieve del Nostro, che in più riprese hanno messo in luce l’impegno del docente siciliano a modernizzare i metodi d’insegnamento, già avvallati da alcune iniziative ministeriali. Tutti fatti, insomma, ascrivibili al caso Pirandello educatore, che denotano <<una vocazione pedagogica tutta personale, sostanziata di motivi e di cardini ideologico-concettuali del suo pensiero>>.   
  Termina il nostro meraviglioso viaggio con l’incontro della scrittrice sarda, Grazia Deledda, autrice feconda, nonostante la perplessità di parte della critica, conosciuta anche all’estero, cui nel 1926 fu conferito il premio Nobel per la letteratura.
 La Deledda si rivelò scrittrice  giovanissima (diciassettenne) pubblicando i suoi primi lavori come <<bozzetti>> (ma anche <<novelline ingenue>>, <<scritti puerili>> e così via>>, prove lievi che se dal punto di vista di alcuni detrattori  erano caratterizzati da una sostanziale <<ingenuità di sentire e d’espressione>> da quello del reale valore delle opere, quelle novelle esordiali non solo risultano anticipatrici di una futura crescita letteraria, soprattutto portano nel loro dna l’imprinting giovanile dell’autodidatta Deledda di una chiara <<vocazione etico-didattica>>.
 Questa ricca produzione iniziale di Grazia Deledda rappresenta,quindi,i nuovi canali per comunicare non più contenuti nozionistici scolastici ma nuove istanze e valori pratici della vita. Il tutto <<all’insegna di una proposta pedagogica dagli effetti più incisivi sulle dinamiche di costruzione della nuova cittadinanza italiana, con ricadute concrete nella vita politica e sociale coeva>>.
  Nella lettura di questo saggio, scritto con grande e solida competenza, ho subito il fascino dello spessore stilistico, dell’indagine appassionata e della particolare analisi dei personaggi presenti nel cammino narrativo. Un testo che focalizza bene l’attenzione sull’attività di un nucleo d’intellettuali meridionali, che contribuirono a risollevare la triste condizione materiale, culturale e sociale delle regioni estreme del Regno post unitario.   
                                                                           Enrico Castrovilli   

venerdì 6 febbraio 2015

Scritti di psicocritica - Profili psicologici di poeti e narratori contemporanei



Sabato 20 dicembre u.s., presso il frantoio semipogeo di Mesagne, l’associazione culturale Solidea1utopia con la collaborazione di Alice Marie LEPAINTEUR, Family Banker Mediolanum, ha presentato il libro “ Scritti di Psicocritica – Profili psicologici di poeti e narratori contemporanei “  del prof. Enrico Castrovilli, scrittore e psicocritico letterario. Presenti alla serata l’Assessore alla Cultura di Mesagne l’avv. Gianfrancesco CASTRIGNANO’, il prof. Andrea SCARDICCHIO docente italianistica presso l’Università di Lecce, il Dr. Francesco Colizzi psichiatra e psicoterapeuta direttore del centro igiene mentale di Brindisi e S. Vito dei N.nni, D.ssa Maria Pina SANTORO, psichiatra psicoterapeuta (Bari), poeta, docente di Psicopatologia presso la S.G.A.I. sezione di Roma (Scuola di Formazione in Psicoterapia Gruppo analitica) ed il dott. Enzo Dipietrangelo Presidente di Solidea. Il libro è la presentazione di un panorama articolato di letture psicocritiche, che l’autore ha iniziato negli ottanta del secolo scorso e che prosegue con vigore in quest’ultimo decennio del nuovo millennio, con lo scopo di fornire al lettore il profilo psicologico di alcuni autori contemporanei. Dopo un breve intervento  da parte dell’assessore alla culura Castrignanò, il prof. Scardicchio ha elogiato il lavoro faticoso affrontato dal Castrovilli nella stesura del saggio: frutto di uno studio analitico di migliaia di testi, “sovrapponendo più opere di un medesimo autore per cogliere la presenza di più associazioni di idee ”. Il prof. Scardicchio ha evidenziato il ruolo importante della psicocritica, e pertanto della psicologia, nello studio critico di un ‘opera letterarira in quanto essa stessa ne rappresenta una branca. La dott.ssa  Santoro ha indicato, quale filo conduttore del libro del Castrovilli, ” la capacità, di ogni autore prensente nel testo, di riconciliare e mettere in risonanza il proprio mondo interiore con quello degli altri “. Per il dr. Colizzi, inoltre, “ La Psicocritica diventa una lente di ingrandimento sui pregi delle opere letterarie e su ciò che queste possono dare di ampliamento all’orizzonte umano, ossia allargare quell’orizzonte che riguarda i tratti fondamentali della condizione umana“. Il prof. Castrovilli, “figlio artistico” di un uno dei padri della critica letteraria contemporanea, quale Giacomo Debenedetti,  ha illustrato le linee guida del suo libro: nato dalla volontà e con il precipuo fine di introdurre il lettore su  una chiave interpretativa in grado di cogliere lo stato emotivo e psicologico di un autore attraverso le sue opere. Lo scrittore ha messo in evidenza la metodoglia utilizzata negli studi dei vari autori trattati nel saggio, l’estetica psicologica. Durante la serata I presenti sono stati intrattenuti con letture di opere di autori proposti nel libro e brani musicali del M° Vincenzo De Nitto. Il folto pubblico presente alla manifestazione ha seguito con in teresse gli interventi ed i dibattiti che si sono susseguiti, apprezzando, inoltre, la mostra di pittura dell’artista Antonella Miccoli, le cui opere sono state ispirate dai temi trattati nel libro.
                                                                                                              Giovanni Basile




 
 
 
 
  

 

mercoledì 4 febbraio 2015

LIBRI-libri


PROFESSIONE LOLITA di Daniele Autieri.
Sinossi
A quattordici anni Jenny e Lalla si prostituiscono in un appartamento dei Parioli. Lo fanno per i soldi e per la coca. A quindici anni Fairy vomita per essere più magra e meno sola. Per essere ancora più bella. È così insicura che finisce nella rete di K, il fotografo delle minorenni adescate nei quartieri bene. K le convince a fare sesso tra di loro. E scatta. E vende. A diciotto anni Malphas adora le lame, il Duce e CasaPound. Gestisce lo spaccio e la ricettazione nel cuore della capitale. Deve tutto alla camorra e al patto con i bori di Tor Bella Monaca. Poi ci sono loro. Politici, imprenditori, giudici. Affamati di carne giovane e di potere. Pronti a sborsare centinaia di euro per una notte con una minorenne. Poi c'è lui. Il Camaleonte. Il re di Roma. L'uomo a capo dell'associazione a delinquere che ha messo le mani sugli appalti pubblici assegnati dal comune e dalle sue società controllate. Un sistema criminale sul quale indaga il capitano del Nucleo investigativo dei carabinieri Eugenio Marchesi. Cresciuto in borgata e in borgata noto a tutti come Markio, oggi il capitano vuole salvare i ragazzini come un tempo è stato salvato lui. Di notte perlustra le strade della capitale a bordo della sua Cbr 1000, nelle orecchie il Notturno di Chopin, sulle spalle un passato ingombrante che non vuole dimenticare. Le sue indagini lo portano sulle tracce di Lalla, Jenny e Malphas. Lui è l'unico che può salvarli e incastrare i burattinai che giocano con le loro vite.
  Nota critica
Tratto da una recente e ben nota notizia di cronaca romana, il libro mette in evidenza la fragilità psicologica di alcune adolescenti delle scuole della capitale schiave del mito del successo, dell’apparire e di contro gli adulti che si comportano come avvoltoi e i genitori presenti fisicamente ma lontani con la mente. Per queste figlie del consumismo, ribelle e rabbiose, persino il sesso è diventato una merce di scambio, come può essere un vestito, il cibo, il bere, gli stupefacenti. Comportamento al limite della psicopatologia, questo che le protagoniste adottano per cercare di soddisfare il loro vuoto interiore con un qualsiasi oggetto  che  non ha più nulla a che fare con le emozioni, coi sentimenti, con la passione, con la fantasia. Insomma una generazione disperata sul bordo di baratro.
 Se questa è la gioventù d’oggi non bisogna, però, avere paura per il domani, basta che la famiglia in prima persona e la scuola in seconda aiutino i ragazzi/e a capire  come a una emozione tossica – come è (in questo caso) la rabbia  o  la ricerca dell’amore nel brivido dell’avventura– esistono sempre diverse scelte per reagire ad essa e più modalità  di risposta conoscono, più la loro vita può arricchirsi.
                                                                                                       E.C.