mercoledì 16 agosto 2017

LA NOSTALGIA UNA RISORSA ESISTENZIALE

La nostalgia si rappresenta come un’emozione che ci conduce a ripensare a qualcosa del passato che non esiste più e mette insieme la soddisfazione per ciò che si è vissuto con l’accettazione che si parla di un periodo già trascorso che non tornerà.
 Da alcuni studi di psicologia viene fuori  principalmente che le persone provano nostalgia innanzitutto ricordando qualcosa che le hanno implicate personalmente, attimi in cui hanno agito il ruolo di protagoniste della scena e soltanto causalmente ricordando momenti nei quali erano semplici attente osservatrici esterni. Con altre parole si rievoca con viva nostalgia ad esempio un abbraccio affettuoso ricevuto da una persona cara che uno osservato.
 La nostalgia, quindi, è un’emozione provata piuttosto di frequente da tutti i tipi di personalità, deboli o forte che siano. Essa ha la capacità d’influenzare non solo la nostra psiche, ma anche il nostro corpo, attraverso una serie di sintomi che interessano il sistema cardiorespiratorio, i disturbi dell’appetito, l’ansia e così via.
 Gli oggetti più assidui di episodi nostalgici sono anzitutto eventi che lasciano segni profondi nella mente (come una vecchia fotografia, la panchina su cui eravamo soliti sederci) e le persone ( sono naturalmente quelle rilevanti per noi: genitori, fratelli, amici, colleghi, un loro sorriso, un gesto, o particolari momenti trascorsi in loro compagnia), a volte di rado specifici eventi (un viaggio), periodi della vita e, impensato, anche animali (cane, gatto).
 Secondo alcune ricerche, la nostalgia sembra stimolata da un particolare stato d’animo negativo, nello specifico da un senso di tristezza, di solitudine.
 Tuttavia, vi sono altri elementi che attivano la nostalgia come le scambievolezze sociali, cioè rivedere amici di un tempo e ricordare con loro gli avvenimenti del passato, gli stimoli sensoriali (come caratteristici profumi, musica), gli oggetti (come gli anelli del matrimoni, una fotografia), inattività (cioè momenti di rilassamento totale), infine occupano un posto privilegiato gli anniversari (come  la data del primo incontro, il venticinquesimo)  e le emozioni positive (felicità, gioia ecc.).
 La nostalgia, secondo alcuni ricercatori, sul nostro stato mentale fa nascere un’emozione positiva atta a bilanciare momenti di tristezza o di solitudine, inoltre rinforza i legami sociali e aumenta l’autostima.
 La nostalgia si presenta per rammentarci che abbiamo un passato e che ciò che abbiamo vissuto ha avuto un senso benefico per noi.  
 Moderni studi affermano che la nostalgia non è una debolezza ma una risorsa psichica. Le persone, infatti, nostalgiche sono più vigorose, in quanto valide a ricompattare i frammenti del passato e a rendere la vita un cammino consistente.
 L’emozione che abbiamo in presenza di una vecchia fotografia  di un tramonto o dell’incontro con un vecchio conoscente non prende in breve la durata di un attimo ma produce un collocamento tra quello che eravamo e quello che realmente siamo,  donandoci la sensazione che la nostra esistenza abbia avuto un cammino terreno saggio, ricco di esperienze ed emozioni, nel bene o nel male.
 A questo punto possiamo dire che la nostalgia possiede potere terapeutico positivo se le persone sono idonee a percorrere a ritroso la propria vita, dando ai ricordi il giusto valore.
È del tutto evidente che una quota esagerata di nostalgia può privare la mente di spazi preziosi e rendere pessima la qualità della vita, mutandosi nelle circostanti più gravi in vera patologia.
 A tale proposito è bene ricordare che vi sono persone che non sono capaci di trarre beneficio dalle attività quotidiane e trascorrono il loro tempo continuamente nel passato.
 Tuttavia se si è portati a ricercare benessere psicofisico soltanto nel proprio passato, la nostalgia diventa negativa e capace di accrescere il dolore psichico nei riguardi al presente e al futuro, e questa evenienza conduce certamente alla depressione. Ogni qual volta invece che si ottiene di rivivere il passato con gioia, senza permettere che il presente sia messo sottosopra e invaso dai ricordi, la nostalgia può divenire un’emozione caratteristica, dall’aspetto delicato, pure se un po’ triste.  

venerdì 4 agosto 2017

EGOISMO EMOZIONE DA CONOSCERE

Per la maggioranza dei giudizi l’egoista  è colui che pensa in assoluto a se stesso,  facendo in modo da raggiungere un favore personale, spesso a danno di altre persone.
 L’egoismo autentico si rivela in molti comportamenti di vario genere, ma alla sua base c’è una visione molto opportunistica e focalizzata su se stessa, la quale convince la persona a muoversi solo quando vi è la sicurezza che ne deriverà un utile personale.
 Purtroppo, però non termina qui. L’egoismo, infatti, si può manifestare anche in forme più ambigue e dannose, e ciò accade quando pur di ottenere un vantaggio personale si è disposti a mettere sotto i piedi le altre persone. L’egoismo può quindi sfociare nell’invidia.
 Per la sua natura, l’egoista trascorre la sua vita in un circolo chiuso; sembra incapace di vedere e di ascoltare ciò che gli interessa personalmente: lui è il tutto e il restante non gli riguarda.
 Non è per nulla contento della vita che svolge quotidianamente e spesso preferisce stare da solo, sia per scelta che per forza. Insomma, il minimo che possiamo dire dell’egoista è che lui desidera trascurare il suo ambiente umano.
 Il rimprovero consueto fatto all’egoista è quello di amare se stesso per poter dare amore alle altre persone. Tuttavia, prima di confermare l’eccessivo amore che l’egoista prova per se steso, domandiamoci invece se effettivamente si amano davvero. E, nel caso opposto, da dove proviene il fatto di non avere alcune pensiero in mente che loro stessi?
 Nei primi stadi di evoluzione, il bambino è basato soltanto verso la gratificazione dei propri bisogni: essere accudito, nutrito, stimolato, consolato, amato. Si tratta di circostanze insostituibili per la sopravvivenza. È soltanto dopo aver raggiunto un minimo di indipendenza che il bambino si schiuderà man mano a un ambiente sempre maggiore (dalla madre ai componenti della famiglia), dalla famiglia alla scuola materna, e così via.  
 Comunque, per rendere favorevole che questa progressiva apertura verso l’esterno sia priva di ogni tipo di ostacoli, è essenziale che il bambino abbia ricevuto una buona dose di amore per credere in se stesso e per volersi bene. Solo in questo modo egli potrà iniziare a restituire l’amore che ha ricevuto per primo. In caso contrario, il bambino può restare bloccato a questo stadi di sviluppo i cui pare che il mondo intero sia diretto esclusivamente verso di lui.
 Insomma, la persona egoista che si prende ogni bene per vantaggio personale non prova nessun godimento nello scambiare e nel donare affetto. Questa persona è priva d’amore per se stessa, anzi, si affligge per il motivo opposto. La sua avidità, la necessità urgente di togliere alla vita ciò che potrebbe ottenere in modo diverso non è sicuramente il segno di un’abbondanza d’amore verso se stessi, ma quello di una difficoltà a credere in se stessi.
 Non è, quindi, l’amore per se stessi all'origine dell’egoismo, quanto piuttosto l’attaccamento più o meno patologico a un’immagini superata di sé, quella del bambino stupendo cui non deve mai mancare nessuna cosa.
 Ci possiamo liberare dall'egoismo?
Secondo la psicologia sì. Per prima cosa bisogna prendere coscienza di questa forma di fragilità psichica e delle conseguenze negative che genera a se stessi. Soltanto in quel momento sarà possibile liberarsi poco la volta dal circolo vizioso in cui l’egoismo ci mantiene rinchiusi, tipo: dagli altri non ci aspettiamo niente di buono…accettiamo ciò che l’occasione offre…spesso permetto che mi raggirino e così via