sabato 19 dicembre 2015

PER UNA VITA EMOTIVA ACCETTABILE

Keith Oatley, docente di Psicologia cognitiva, presso l’ Università di Toronto, dopo  una lunga ricerca scientifica, afferma che per gli antichi greci e romani, popoli particolarmente attenti a esprimere e ad individuare particolari stati dell’animo, le emozioni da cui bisognava guardarsi erano la ybris ( nella mitologia greca atteggiamento  arrogante dell’uomo che, presumendo troppo di sé, arriva a violare le leggi morali e divine, meritando di conseguenza il castigo degli dei. Garzanti Linguistica) e l’ira, da cui tutt’oggi non ci siamo ancora totalmente liberati.
  Analizzando alcuni aspetti antropologici, psicologici e sociali della nostra attuale società, nel settore pubblico, e in parte anche in quello privato, possiamo vedere che l’ybris , cioè l’arroganza, la presunzione, rende i capi e i capetti, completamente  convulsi e avidi di potere e di dominare gli altri. Per quanto riguarda l’ira, merita particolare attenzione la vita familiare perché è la prima scuola psicopedagogica nella quale apprendiamo insegnamenti riguardanti la vita emotiva. Per cui, come centinaia di studi dimostrano, nell’intimità familiare i più deleteri, i più distruttivi modi che vengono trasmessi dai genitori ai figli sono gli abusi – di vario genere - e i comportamenti rabbiosi, che possono agire come una sorta di messaggio genetico della violenza.
  A tale proposito, da una ricerca moderna sono stati acquisiti dati certi che dimostrano  la correlazione tra la presenza di un gene di bassa attività di una sostanza che agisce sugli effetti del maltrattamento dei bambini e una storia di abusi e di maltrattamenti subiti durante l’infanzia. I bambini, infatti, con un gene di bassa attività e che durante il periodo di crescita psicofisica hanno subito maltrattamenti più o meno gravi, hanno più probabilità di mostrare comportamenti aggressivi e violenti, per esempio:il bullismo.
  La stessa originale  ricerca ha messo in evidenza il modo con cui alcuni geni si combinano con la storia caratterizzata da eventi stressanti per indurre la depressione. In sintesi, la mancanza di produzione di serotonina – sostanza prodotta dal cervello che è coinvolta in numerose e importanti funzioni biologiche – è un fattore di vulnerabilità per la depressione. Naturalmente, non ha effetto da sola, ma può essere potenziata quando nella vita del soggetto si verificano avvenimenti gravi: lutti, perdita di lavoro e così via. Oggi sappiamo che la depressione compromette e limita moltissime persone. Diverse depressioni guariscono. Per la maggioranza delle persone colpite, il periodo difficile si supera, grazie ai moderni sistemi di terapia psicologici e farmacologici.  
  Percorrendo la storia della nostra civiltà, Oatley traccia un breve profilo psicologico delle pratiche mentali che permettono di regolare le emozioni, nel passato  e nel presente. Così, la eliminazione di tutti i sentimenti proposta dagli stoici, ai moderni  le emozioni d’amore sono le massime espressioni dell’uomo. E un essere umano che non si indigna e non prova compassione di fronte ad atrocità come l’Olocausto, o perfino a una ingiustizia sul lavoro, per la mentalità contemporanea è meschino e disumano. Nel I secolo avvennero una serie di cambiamenti nell’idea di pietà, o meglio di compassione, ma non furono i soli. Lentamente migliorarono le condizioni di vita, le persone cominciarono a stare meglio, a nutrirsi correttamente e ad avere un certo controllo sulla salute. Tuttavia ,oggi  in quelle parti del mondo lacerate dai conflitti , in cui la mancanza di cibo è persistente o è in vigore la tirannia politica, la vita può essere ancora sporca, disumana ed effimera.
  All’inizio del XXI secolo, grazie alla tecnologia possiamo viaggiare, mangiare in abbondanza e divertirci.  E ciò che più conta la vita è più sicura e più vivibile che nel passato.
  Quindi, bisogna cercare di non isolarsi dall’ambiente umano e naturale che ci circonda – come proponevano gli stoici -, ma cogliere e conservare il meglio delle loro proposte e nel contempo dare massima priorità alle emozioni di affetto e di reciproca fiducia.


giovedì 10 dicembre 2015

LA SPERANZA VIRTU' FRAGILE O FORTE?

  Da diversi anni nelle istituzioni pubbliche e private è quasi consuetudine dipingere  con colori grigi per adolescenti e giovani ventenni un quadro privo di prospettive favorevoli del futuro, per via delle conclamate crisi riguardante l’aspetto economico, la scala dei valori e soprattutto il nucleo familiare. Certamente, come ben sappiamo, le previsioni non sono ottimiste, tuttavia molti studiosi di varie discipline sostengono che non è possibile negare ai  ragazzi e ai giovani della nuova generazione un domani di  segno positivo.
  A nostra pare, quanto appena detto ci invita a riflettere sull'essenza della speranza e della sua importanza, quando nella vita quotidiano si affrontano problemi di varia natura.
  Iniziamo il nostro percorso analitico citando la riflessione sulla speranza di Papa Francesco:<<la più umile delle virtù, perché si nasconde alla vita. È una virtù rischiosa, una virtù, come dice San Paolo, di un’ardente aspettativa verso  la rivelazione del Figlio di Dio. Non è un’illusione>>, da Osservatore Romano, n°249, merc. 30/10/2013).
  Dal punto di vista semantico, la speranza  è <<l’aspettazione fiduciosa di qualcosa  in cui si è certi o ci si augura che consista il proprio bene, o di qualcosa che ci si augura avvenga secondo i propri desideri>>, Il Nuovo Zingarelli, Vocabolario della Lingua Italiana.
  In ambito psicologico si è discusso molto tempo sulla natura della speranza. Per alcuni ricercatori la speranza come virtù non rientra nella grande famiglia delle emozioni per carenza di elementi biologici e fisiologici; per altri, invece,  attribuiscono alla speranza un compito importante che è quello di sostenere la motivazione, perché senza speranza cede ogni possibilità di cambiamento soprattutto in situazioni di grave disagio psichico.
   Queste invece sono le parole di uno psichiatra contemporaneo e fenomenologo di fama, Eugenio Borgna che dice:<< Quando speriamo, quando in noi nasce la speranza, ne avvertiamo la fragilità, la vulnerabilità e l’apparente inconsistenza, e nondimeno la speranza ha una sua durata, e una sua tenuta psicologica e umana, che sono in flagrante contraddizione con la sua fragilità.>>, da La fragilità che è in noi, Einaudi, 2014, pag.32.
  A questo punto del nostro discorso  diciamo che se non è una << illusione>> allora è evidente la duplice natura della speranza, nel senso che è fragile quando essa si manifesta in particolari condizioni ferite dalla disperazione e dall'angoscia, è forte quando invece nei momenti più critici da la possibilità di trovare la risoluzione ai problemi. Leggiamo qualche esempio.
  Per esperienza clinica sappiamo che la speranza estremamente fragile si manifesta in ogni sindrome depressiva, caratterizza dalla diminuzione lieve o grave del tono dell’umore e dalla profonda tristezza e desolazione dell’anima. La persona affetta da malinconia patologica è pessimista, si vede in un modo negativo. Può credere di essere senza speranza e senza aiuto e spesso si rimprovera di non impegnarsi in attività che vorrebbero rendergli la vita più piacevole e persino dell’incapacità di non riuscire a piangere. Quando lo stato depressivo inizia a regredire, qualcosa comincia a cambiare. Il pessimismo lentamente si allontana, mentre la nuova luce della speranza – che era stata travolta e spenta dalle correnti del dolore e della sofferenza psichica - incomincia a comparire e inizia a rompere il muro di silenzio e di ombre del buco nero, dove era precipitata, per illuminare il cammino verso il futuro.
  Nell'esempio che segue, consideriamo la speranza come una virtù forte che ha il coraggio di guardare lontano, come slancio vitale che non si fa abbattere dai momenti più critici. È questo tipo di speranza che tiene viva la tensione e annulla le ombre interiori dell’impotenza di migliaia di studiosi di varie discipline che  nei loro laboratori quotidianamente si scontrano con insuccessi parziali o totali, e il giorno dopo con una costanza certosina sono pronti a riprendere i loro lavori, proprio perché  sanno perfettamente che nel campo scientifico non si può predire la data precisa per raggiungere il risultato positivo.
  Ma la di là della natura fragile o forte,  la speranza è una virtù preziosa  per la vita di ognuno di noi.

                                                                                     E. C.