martedì 18 ottobre 2016

L'AMICIZIA UN'EMOZIONE LUMINOSA

Nel mondo degli affari, dell’individualismo e dei continui mutamenti, sembra difficile, se non proprio impossibile, parlare di amicizia. Eppure, secondo la psicologia, e non solo, l’amicizia riveste un ruolo importante in tutto l’arco della nostra vita.
 Certamente, nel percorso della vita di tutti noi, le cose cambiano: i vecchi amici, conosciuti sui banchi di scuola o nei giochi di quartieri, si allontanano per lavoro o per cambio di residenza; promettono di rivedersi, poi nascono nuovi interessi, nuovi incontri e finiscono per diventare degli estranei.
  Benché s’ignori che questo distacco sia temporaneo, o definitivo, ciò significa che in una esperienza caratterizzata da un’intensa carica emotiva, così luminosa, come quella dell’amicizia, ci sono evidenti tracce della fragilità.
  Seguendo questo discorso, possiamo aggiungere che l’amicizia è una relazione complessa che ha in sé il significato di uno scambio infinito di pensieri e di ideali comuni, che continua anche quando non ci si vede o non ci si sente più per questioni legate all’aver intrapreso strade diverse. Detto da Borgna, il rapporto affettivo riprende ogni qualvolta s’incontra una persona amica: l’abbraccio colma il vuoto dell’assenza e il linguaggio del volto elimina il lungo silenzio e ritorna ad essere linguaggio della parola: riprende il dialogo apparentemente interrotto ma, in realtà, mai perduto nei meandri del quotidiano. Ciò è reso possibile, secondo H. Bergson, dalla differenza sostanziale tra il nostro tempo interiore, come fatto psichico, o il tempo del vissuto, la cui prima qualità è la durata cioè sequenza di atti senza interruzione, che non si slabbra, e nemmeno si frantuma in mille rivoli, nonostante le continue intermittenze del tempo esteriore, fondato sulla successione degli istanti, come sono registrati dall’orologio o dal calendario.
  Radicata, quindi, nella stessa natura di esseri umani, l’amicizia come dialogo nel silenzio e nella parola scorre riservata e sotterranea tra le persone amiche: lontane e vicine, assenti e presenti, consapevoli che nell’ora del bisogno ci si possa essere presenti, incontrarci, annullando ogni particolare interesse o emozione e ogni distanza. Perciò, quando vi sono momenti di profonda crisi psicologica, l’amicizia diventa un provvidenziale e insostituibile veicolo per traghettarci  al di là della   situazione di disagio psichico; e se è un atto spontaneo di generosità, in ogni amicizia, recente o antica non importa, si riaccende una scintilla di comunione di sentimenti e di emozioni che, in seguito, difficilmente si spegnerà.
   L’amicizia, come elemento indispensabile per la vita, è un dono prezioso che va offerta e ricevuta; ma rispetto alla sua nascita e alla sua struttura essenziale ci sono diverse forme di amicizia, per esempio: quelle basate su un rapporto sincero, di condividere le stesse emozioni, le occasionali e di privilegio (significato negativo F. Alberoni) mai ferme e fisse: alcune finiscono improvvisamente, altre fioriscono, alcune vanno altre arrivano seguendo i normali cambiamenti previsti di una società in continuo movimento, e anche dagli inevitabili cambiamenti insiti in ogni esistenza.
  La realtà è che l’amicizia nel tempo cambia, ma nella sua normale evoluzione non si isola, o si eclissa, richiama, invece, intorno a sé altre  amicizie in un circuito virtuoso di solidarietà e di condivisione nel quale, con ogni probabilità, si riconosce la parte fondamentale e caratteristica della cosiddetta  amicizia esclusiva (legata a una sola persona, o ad un gruppo di élite) , o chiusa e quella non esclusiva, o aperta.
 Inoltre, nella quotidianità di ciascuno, nulla accade che non lasci traccia,che non diventi memoria e sentimento. L’amicizia, quindi, come memoria reale vissuta dal soggetto, nella quale sono enfatizzati alcuni elementi – quelli che egli considera la vera essenza delle proprie esperienze -  e taciute altri – quelli che ritiene invece irrilevanti, e non come un prospetto che dispone gli elementi di una serie secondo la loro successione temporale, insomma come memoria  interiorizzata  che ha elaborato,  analizzato e  trasferito fatti che colpiscono  e piacciono di più del passato nell’interno della propria coscienza,  ridandogli  nuovi contenuti emotivi e creativi.
  Secondo Borgna, infine, anche l’amicizia è fragile e, come friabile è continuamente  esposta alle ferite delle svigorite forze  fisiche e psichiche,  della mancanza di attenzione, della scarsa gentilezza, degli affanni quotidiani o dalle influenze esterne come la pressione sociale, le credenze religiose, le preferenze sessuali e così via non sempre riconoscibili  come veicoli che procurano turbamenti ed emozioni negative.  Benché, conclude lo studioso, l’amicizia non sia un sentimento così fragile come la  timidezza, la gioia e la speranza, anche nella sua struttura più profonda si può occultare il seme malefico del vivere che la ferisce.
                   

martedì 4 ottobre 2016


EMOZIONI E MEMORIA

Le emozioni sono da sempre campo di interesse privilegiato per filosofi e poeti e solo in questi ultimi anni, - grazie alle neuroscienze e alla psicologia -  si è osservato invece una inversione di tendenza che ha influenzato molti aspetti del nostro modo  di vivere e di pensare.
 Le emozioni sono così diventate un argomento stabile di discussione nelle associazioni culturali, sui quotidiani, nelle riviste e nei programmi televisivi di maggior successo; d’altra parte la pubblicità, che è stata sempre indirizzata a sollecitare la componente emotiva del cliente, ma in modo implicito, se non proprio occulto, fa ormai riferimento in modo esplicito alle emozioni.
 Enorme  risonanza ha in seguito avuto il termine di “intelligenze emotiva”, con ripercussioni anche pratiche nella vita e l’organizzazione scolastica e lavorativa.
 In interventi precedenti abbiamo già visto che cosa è una emozione e come  è possibile indagarla, ora qui resta di conoscere e di analizzare il meccanismo dei processi di memorizzazione delle emozioni.
 È noto il fatto che i nostri ricordi sono costituiti da un insieme di nozioni che comprendono anche le emozioni. Queste, a loro volta, riproducono moltissimi pensieri che in gran parte condizioneranno il nostro modo di pensare e di prendere qualsiasi decisione.
  I ricordi però possono anche svanire mentre le emozioni, positive e negative che siano restano. Sì, ma dove? E come si stabilizzano?
 Tutto ciò è stato verificato con uno studio, pubblicato nell’agosto 2010 sulla prestigiosa rivista internazionale <<Science>>, da due ricercatori dell’Istituto Nazionale di Neuroscienza di Torino, Sacchetti B. e Sacco T,  i quali hanno messo in evidenza come alcune aree del nostro cervello evocano alla memoria le emozioni congiunte a un avvenimento importante del passato.
 Questo tipo di “memoria emotiva” sarebbe serbata nella corteccia sensoriale di ordine superiore, che di fatto è connessa alle aree del nostro cervello che sviluppano gli stimoli sensoriali e le emozioni.
 Di conseguenza, un particolare stimolo sensoriale, come appunto un boato proveniente dalla strada o un profumo dolciastro o una certa luce ardente, non soltanto ripristina il ricordo di un’esperienza passata, ma anche il vissuto emotivo che l’ha affiancata.
 Pertanto, i ricordi corredati di densità emotiva hanno la tendenza a permanere nel tempo, a volte anche per tutta l’esistenza, e influire sulle nostre  scelte, decisioni e comportamenti.
 Lo scopo “ultimo” di questa ricerca è quello di portare a trovare nuovi modi per sviluppare esperienze dolorose legate a disturbi post-traumatici da stress o le fobie, e per separarsi da tale vissuto emotivo, Sacchetti però punta l’attenzione sui possibili risultati di scarsa deontologia, col modificare il ricordo di una vittima di reato che deve dare testimonianza su quanto le è accaduto o persino  la possibilità di smarrire importati memorie storiche come l’Olocausto.
 A questo punto possiamo concludere dicendo che  le recenti scoperte delle neuroscienze hanno messo in luce l’importanza che assumono le emozioni nella vita quotidiana, non separate dal pensiero e dal ragionamento, come si è sempre creduto, ma indispensabili agli stessi processi decisionali della mente razionale. Si instaura una collaborazione tra processi cognitivi ed emotivi e nel processo della memoria le emozioni assumono una grande importanza.
 La memoria emotiva, infatti, ci pervade della sensazione che abbiamo provato in passato prima, o anche senza che il ricordo dell’immagine giunga alla coscienza.