giovedì 15 giugno 2017

RECENSIONE IL MONDO DELLE EMOZIONI

Enrico Castrovilli, “Dal mondo delle emozioni”, Ed. Libellula, Tricase (LE), febbraio 2017, pp. 188, € 15,00. Quest’ultimo lavoro di ricerca dello studioso di San Vito dei Normanni argomenta, con flash analitici, sull'importanza delle emozioni, nel collegamento tra mente e cuore, esplorate dagli studiosi di neuroscienze, pedagogia, psicologia sociologia. Emozioni positive quali gioia, felicità, amicizia e negative come timidezza, ansia, paura, tristezza, invidia, collera sono presenti nei nostri comportamenti ed a volte sono fonte d’ispirazione e di creatività delle opere di tanti poeti e scrittori. La psicocritica è il suo approccio alla lettura critica dei testi letterari, metodo già descritto in precedenti volumi citati in bibliografia. Qui si propone la rilettura di alcuni brani di Saba, Svevo, Leopardi, Pasolini, Ungaretti, Bodini, Pavese, Gadda, Rosselli, Lipska, Rebora. Nella seconda parte del libro “Per una didattica emozionale”, le emozioni vengono presentate attraverso alcuni racconti, ”casi di studio”, resi narrativamente con personaggi e situazioni reali. Saper riconoscere le emozioni contribuisce alla prevenzione, alla gestione e a volte anche alla cura e certamente sono il presupposto del comportamento e dell’apprendimento (Daniel Goleman, Howard Gardner, Eugenio Borgna). Occorre superare la tradizionale visione dell’educazione che fa prevalere solo gli aspetti cognitivi a discapito di quelli emozionali, con una rivalutazione dell’idea di educazione globale, nel suo insieme di intelletto e emozioni.
La parola e l’ascolto sono i veicoli insostituibili del cuore e della mente per i sentimenti. Nel linguaggio giovanile questi vengono comunicati con gli smartphone con gli “emoticons” (le faccine col sorriso, broncio, …) per esprimere e condividere gli stati d’animo. Famiglia e scuola ne devono tener conto nel ricercare le abilità che favoriscano le competenze emotive quali l’espressività, l’autocontrollo, l’ascolto dei bisogni altrui. Progettare quindi interventi didattici che potenziano l’attenzione, la memoria, il pensiero, per un apprendimento efficace, ancorato saldamente all'interesse ed alle passioni. “Una memoria emotiva” necessaria per stabilire collegamenti e relazioni nella rete neuronale, con legami forti al vissuto emotivo e all'esperienza diretta che l’ha affiancata. Capace di essere rievocata in momenti successivi con ricordi che possono permanere nel tempo e influire sulle nostre scelte e comportamenti nei rapporti sociali. Un apprendimento realizzato solamente sul piano cognitivo risulterebbe astratto, debole e do breve durata.
Le modalità di svolgimento della vita familiare, l’ambiente, il clima sereno, l’esempio, i buoni rapporti tra i genitori e tra genitori e figli lasciano tracce indelebili e positive che affiorano nelle relazioni interpersonali e per tutta l’esistenza. Al contrario, uno sfascio delle famiglie sarà il presupposto di comportamenti successivi conflittuali e deviati. Ne deriva la responsabilità di un’attenzione da parte di tutti, della società civile nei confronti delle fragilità emotive della prima infanzia, dell’adolescenza, una terra instabile di un io in attesa di diventare adulto e autonomo, alla vulnerabilità della terza età della vita. L’autore ci trasmette un messaggio positivo e di ottimismo: coltivare sempre la speranza, come una virtù forte, preziosa per la vita di ognuno di noi, che ha il coraggio di guardare lontano, come slancio vitale che non si fa abbattere dai momenti più critici.


Ernesto Marinò

venerdì 2 giugno 2017

FIDUCIA SENTIMENTO FRAGILE E TRASPARENTE


 La fiducia è un sentimento che , secondo il punto di vista di Erikson (1950),  si forma già nei primi giorni di vita. Il neonato, infatti, acquista fiducia/ sfiducia verso la figura di chi lo alleva mediante le pratiche di nutrimento e di allevamento.
 È  la fiducia che gli permetterà di essere sereno quando per esempio un pasto o meglio un abbraccio lo avvolgerà con amore e lo farà sentire sicuro. Se al contrario  quell'abbraccio mancasse, o fosse eseguito con movimenti bruschi, incerti, sicuramente avrà una sensazione spiacevole, di insicurezza come di cadere.
   Attraverso questi segnali emotivi, ben presto il bambino avrà la capacità  e la sensibilità di riconoscere la persona che soddisferà le sue richieste e se anche lei adotterà un atteggiamento favorevole nel prendersi cura di lui. 
 Per cui appreso la separazione dei confini psicologici tra il proprio corpo e l’ambiente umano, il bambino potrà controllare la normale delusione della temporanea assenza, ma rafforzerà l’idea del reale ritorno della persona che lo accudisce. Sarà, questo, l’inizio di un sentimento di fiducia verso di lui, in quanto inizierà a percepirsi sempre più idoneo di possedere un adeguato controllo nel richiedere ed assicurarsi le cure necessarie per poter continuare a vivere.
 Va a sé che il bambino, proseguendo nel suo sviluppo psicosociale, rafforzerà l’apprendimento emozionale che darà la possibilità di leggere e interpretare i segnali che gli sono giunti dagli altri componenti. Ad avvertire con esattezza quella vitalità operativa positiva o negativa, affidabile o inaffidabile diffusa dalle altre persone, e adeguare la sua risposta.
 Nel caso in cui la persona che si occupa di lui avrà tenuto un comportamento confuso, incostante e saltuario, o meno opportuno, non presente del tutto, faciliterà in lui, sentimenti di sfiducia, ansia, finanche freddezza, distacco e solitudine. Sentimenti, questi, che saranno vissuti in modo permanente e che potranno aumentare o del tutto annullarsi con conseguenze reali in quel rapporto psicosociale che comprende il concetto di una totale apertura verso l’altra persona.   
 Quanto appena detto sembra chiarire le intense emozioni contenute nel corso della relazione significativa tra il bambino e l’altra. Allorquando la sua fiducia è ingannata, gli causerà una sensazione di frantumazione, acuto dolore psichico, anche rabbia, in quanto è venuta a mancare proprio quella fiducia come accadeva ai primi istanti della sua nascita. In seguito, diventato adulto, questo tipo di avvenimento lo farà diventare molto fragile nella propria vulnerabilità, nei desideri, e nell'abilità di opinioni. Alcune di queste aspirazioni saranno incline ad organizzarsi in quello che normalmente in una coppia si chiama complicità, o meglio confidenza per la qualità di fiducia e di intimità, che risiede in una relazione innanzitutto amorosa, ma anche parentale e amicale.
 Le persone che hanno costruito tra loro una relazione di fiducia sono più disponibili
a rispondere a reciproci bisogni, ad aumentare l’interdipendenza e la vicinanza affettiva, a minimizzare la probabilità e la paura di essere rifiutati.
 Sentire fiducia verso l’altro significa provare una emozione positiva che aumenta la probabilità di sperimentare la confidenza.
 Infine, è sempre la fiducia il sentimento primario che fa affidamento sull'attitudine a modificarsi. Saranno, infatti, la fiducia o la diffidenza a dare un certo tono emotivo ai nostri comportamenti in una concezione più positiva e costruttiva nella particolare circostanza di fiducia, o al contrario, disfattista e inopportuna nella diffidenza, così da aver risultati molto differenti nelle esperienze della nostra intera esistenza.