mercoledì 19 aprile 2017

LA SOLITUDINE UN'EMOZIONE CREATIVA

L’uomo contemporaneo, proteso nel cercare all'esterno i significati delle cose, non si rende conto che si allontana sempre più dalla fonte originaria interiore.
 Perché, dunque non affrontare il tema della solitudine?
 Se c’è un chiarimento del termine esso può essere ricondotto alla natura stessa della solitudine: essa riguarda in profondità ogni essere umano, non è possibile eliminarla, ci fa compagnia per tutta la nostra esistenza e, specialmente, perché, per alcuni, i più favoriti dalla sorte, può divenire la strada della ricerca interiore.
 Ma che cos'è la solitudine?
 <<Stato di chi è, di chi vive, solo>> riporta IL NUOVO ZINGARELLI.
 La solitudine ha origine antiche. Nello stesso essere umano la nascita, la crescita, la maturità fisica, psichica e sessuale rievocano la solitudine originaria.
 Per aspetto sociale, poi, la solitudine viene riconosciuta con chiarezza. Pensiamo infatti a decine di miglia di bambini nel modo che girano soli senza una destinazione ben definita. I tanti anziani, quanti di loro sono abbandonati nell'anonimia città?  Quante famiglie, sempre più estranee le une con le altre, vivono appartate nell'oscenità della televisione? Quanti ragazzi/e sono soli, nella prigione dorata del loro iPhone? Quante persone disoccupate sono costrette a una solitudine forzata?
 La solitudine dunque, non risparmia nessuno.
 La solitudine presenta moltissimi punti di vista: vi soni alcuni imposti dalle occasioni della vita, quali la prigionia, gli handicap e la malattia, l’abbandono di una persona cara. Vi sono poi solitudini volute e cercate. Quelle del creativo, dell’asceta o da chi, nella quotidianità, avverte la necessità di ricercare un momento suo, per recuperare le energie disperse nell’ambiente, per ritrovare quella parte soffocata dall’affanno della vita, quando invece, non è altro che una fuga dalla situazioni che non riesce a gestire.
 Vi sono ancora solitudini imposte dalla società. I mezzi di comunicazione, i mass-media, gli slogan pubblicitari che invitano ad isolarsi, a distinguersi esprimendo modi di vita “unici” che accentuano l’individualismo. In realtà il traguardo proposto è solo illusoria, dato che è raggiungibile solo con comportamenti ed oggetti uguali per tutti. Questi messaggi, per loro natura contraddittori, alimentano la fuga e la ricerca di un rifugio che, visto come un luogo d’opposizione all’esterno, limita la crescita e lo sviluppo dell’autonomia individuale.
 Abbiamo appreso da questa breve analisi che il saper stare da soli, rappresenta una preziosa risorsa. Dà la possibilità alle persone di entrare in contatto con i propri sentimenti più intimi, di riorganizzare le idee, di mutare comportamento. In alcuni casi, anche l’isolamento forzato può rappresentare un incentivo alla crescita dell’immaginazione creativa.
 Esiste ancora una forma di solitudine, quella più semplice, quotidiana, che si realizza come via di fuga dalla tensione della vita giornaliera. Alcune persone isolandosi riescono ad evitare un leggero stato di depressione o di apatia ed investono in creatività  
  Avviandomi verso la fine, viene spontanea una domanda? Possiamo uscire dalla solitudine?

 Non lo credo possibile, o meglio ne sono proprio convinto, perché l’essere umano, trascorrendo il tempo in solitudine, apprende a viverci insieme. Per coloro i quali non sono incappati nell'angoscia la ricerca della vita, sia corporea sia spirituale, dà un motivo per tentare, per vivere. Ciascuno di noi, con le proprie capacità e con le proprie convinzioni, ha cercato una possibile via e tracciato dei percorsi, tentativi, questi, volti a recuperare situazioni di benessere psicofisico, ben integrati nella complessità della vita.   

giovedì 6 aprile 2017

LE EMOZIONI NON FINISCONO MAI

È proprio vero che le emozioni non finiscono mai. L’ultima è dovuta alla pubblicazione del libro di Enrico Castrovilli   intitolato Dal mondo delle emozioni, Libellula Editore, 2017.
Un mondo di emozioni appunto: nel libro c’è una panoramica di tutte le “emozioni” e dice Castrovilli: “Ho cercato, per quanto ciò è possibile o realizzabile, di analizzare e di prendere spunti dai molti e variegati aspetti dell’argomento, mettendoli in relazione con i miei interessi scientifici, letterari e umani.”…”Intese come impulsi ad agire, le emozioni sono una componente della vita umana indispensabile per tutti”.
Sono nel nostro DNA e “Si ritiene che quanto più si è a stretto contatto con le proprie emozioni, tanto più si è abili nel leggere i sentimenti altrui e comprenderli” (Empatia).
“Le emozioni, infatti, sono alla base del comportamento individuale e sociale e anche l’apprendimento ne è condizionato”.
Sono tutte citazioni prese dalla “Premessa” del libro e sono tutte condivisibili.
E allora le “emozioni” così come analizzate e variamente considerate e classificate dal punto di vista delle neuroscienze, psicologico, pedagogico, letterario sono tutte da leggere.
Vi è molta sapienza nel considerare le varie emozioni. Bisogna distinguere le emozioni positive e quelle negative. Per esempio, quando la solitudine è vissuta in senso positivo è una volontaria scelta e viene accettata pensando più alle soluzioni invece di logorarsi rimuginando sui problemi. È bene creare dei modelli positivi dentro di sé. Quindi la solitudine è “innocua” quando è voluta, negli altri casi è dannosa perché l’uomo è un animale sociale.
Chi ha relazioni sociali appaganti è più forte, rende il suo sistema neuro-biologico più reattivo alzando le difese immunitarie e migliorando il profilo ormonale e metabolico.
Quindi non si può dire che la solitudine sia un fattore di rischio certo.
Dice Castrovilli a pag. 41 che l’emozione della solitudine nel suo aspetto positivo è un atto preparatorio per comunicare con gli altri, un incontro costruttivo col proprio sé che dilata il proprio animo e dispone meglio ai rapporti con gli altri.
Le attività umane che impegnano attivamente le facoltà mentali necessitano di solitudine. Si pensi allo studio, la lettura, la scrittura, la riflessione, l’introspezione che servono pure alla propria “creatività”.
Castrovilli considerando la solitudine leopardiana dice che essa innesca sentimenti attivi, produttivi, non diviene psicopatologica, ma rientra nei limiti di una emozione elegiaca.
La solitudine è uno stato d’animo ineliminabile della condizione umana. Per il Leopardi è una compagna fedele e sorgente di sofferenze purtuttavia è stimolo di sviluppo dell’interiorità e dell’individualità personale nel tentativo di uscire da se stessi e di incontrare l’altro da sé. Tentativo che riesce a livello romantico-sentimentale superando l’arido razionalismo illuministico.
Anche la malinconia è un’emozione positiva perché non blocca le iniziative personali in quanto è antitetica alla depressione. Anzi il malinconico ha una capacità immaginativa più sviluppata degli altri e, quindi, è un “creativo”.
Basta pensare a numerosi scrittori, poeti, pittori, musicisti come Leopardi, Saba, Van Gogh, Proust, Baudelaire, Schopenhauer che hanno fatto della loro malinconia un febbrile ambiente di produzione artistica.
Nel tempo il termine malinconia si specifica in significati distinti. Nella cultura medica, in particolare sotto l’egida del padre della psicanalisi, Freud, la malinconia indica un disturbo psicologico grave caratterizzato da una mancanza di fiducia in se stessi e sfocia nella depressione.
Ma in generale l’aspetto positivo della malinconia prevale sull’aspetto negativo.
Penso di aver interpretato bene il pensiero di Castrovilli, ma se uno vuole approfondire personalmente il mondo delle emozioni deve accostarsi al libro e suggere le suggestioni che più lo appagano, lo informano, lo dilettano.
La vera letteratura è tale se, come indicano gli antichi maestri, riesce a docere, movere, dilectare, cioè ad insegnare, commuovere e procurare piacere.
L’opera di Castrovilli si inserisce in questo filone ed è quindi utile dal punto di vista psicologico, pedagogico, letterario ed esistenziale. Aiuta a capirsi e a capire…e aiuta a vivere con coraggio, quando dice, per esempio, che per gestire le proprie emozioni bisogna appoggiarsi sull’aiuto degli altri, ma anche farsi forza da se stessi.
È indicativa una frase di un noto allenatore pugliese che al cospetto della “psicologia” di Herrera rispose ad un giornalista così: “La psicologia è roba da ricchi, la grinta è roba da poveri”.
Bene, Castrovilli mette insieme la “psicologia” e la “grinta” alla portata di tutti con questo libro.
Sono tutti da leggere i brani della seconda parte che offrono le emozioni attraverso dei racconti letterariamente ben riusciti che rappresentano emozioni “dal vivo” a partire da situazioni e personaggi “concreti”.
Emozioni con le loro sfumature e variazioni che fanno capo alle principali famiglie emozionali fondamentali che secondo Goleman si riferiscono alla Collera, Tristezza, Paura, Gioia, Amore, Sorpresa, Disgusto, Vergogna.
Questi racconti non sono semplici “narrazioni”, ma sono una poesia di racconti e costituiscono una delle più grandi “emozioni” del libro.


Francesco Recchia

domenica 2 aprile 2017

SOLITUDINE EMOZIONE CREATIVA

L’uomo contemporaneo, proteso nel cercare all'esterno i significati delle cose, non si rende conto che si allontana sempre più dalla fonte originaria interiore.
 Perché, dunque non affrontare il tema della solitudine?
 Se c’è un chiarimento del termine esso può essere ricondotto alla natura stessa della solitudine: essa riguarda in profondità ogni essere umano, non è possibile eliminarla, ci fa compagnia per tutta la nostra esistenza e, specialmente, perché, per alcuni, i più favoriti dalla sorte, può divenire la strada della ricerca interiore.
 Ma che cos'è la solitudine?
 <<Stato di chi è, di chi vive, solo>> riporta IL NUOVO ZINGARELLI.
 La solitudine ha origine antiche. Nello stesso essere umano la nascita, la crescita, la maturità fisica, psichica e sessuale rievocano la solitudine originaria.
 Per aspetto sociale, poi, la solitudine viene riconosciuta con chiarezza. Pensiamo infatti a diecine di miglia di bambini nel modo che girano soli senza una destinazione ben definita. I tanti anziani, quanti di loro sono abbandonati nell'anonimia città?  Quante famiglie, sempre più estranee le une con le altre, vivono appartate nell'oscenità della televisione? Quanti ragazzi/e sono soli, nella prigione dorata del loro iPhone? Quante persone disoccupate sono costrette a una solitudine forzata?
 La solitudine dunque, non risparmia nessuno.
 La solitudine presenta moltissimi punti di vista: vi soni alcuni imposti dalle occasioni della vita, quali la prigionia, gli handicap e la malattia, l’abbandono di una persona cara. Vi sono poi solitudini volute e cercate. Quelle del creativo, dell’asceta o da chi, nella quotidianità, avverte la necessità di ricercare un momento suo, per recuperare le energie disperse nell’ambiente, per ritrovare quella parte soffocata dall’affanno della vita, quando invece, non è altro che una fuga dalla situazioni che non riesce a gestire.
 Vi sono ancora solitudini imposte dalla società. I mezzi di comunicazione, i mass-media, gli slogan pubblicitari che invitano ad isolarsi, a distinguersi esprimendo modi di vita “unici” che accentuano l’individualismo. In realtà il traguardo proposto è solo illusoria, dato che è raggiungibile solo con comportamenti ed oggetti uguali per tutti. Questi messaggi, per loro natura contraddittori, alimentano la fuga e la ricerca di un rifugio che, visto come un luogo d’opposizione all'esterno, limita la crescita e lo sviluppo dell’autonomia individuale.
 Abbiamo appreso da questa breve analisi che il saper stare da soli, rappresenta una preziosa risorsa. Dà la possibilità alle persone di entrare in contatto con i propri sentimenti più intimi, di riorganizzare le idee, di mutare comportamento. In alcuni casi, anche l’isolamento forzato può rappresentare un incentivo alla crescita dell’immaginazione creativa.
 Esiste ancora una forma di solitudine, quella più semplice, quotidiana, che si realizza come via di fuga dalla tensione della vita giornaliera. Alcune persone isolandosi riescono ad evitare un leggero stato di depressione o di apatia ed investono in creatività  
  Avviandomi verso la fine, viene spontanea una domanda? Possiamo uscire dalla solitudine?

 Non lo credo possibile, o meglio ne sono proprio convinto, perché l’essere umano, trascorrendo il tempo in solitudine, apprende a viverci insieme. Per coloro i quali non sono incappati nell'angoscia la ricerca della vita, sia corporea sia spirituale, dà un motivo per tentare, per vivere. Ciascuno di noi, con le proprie capacità e con le proprie convinzioni, ha cercato una possibile via e tracciato dei percorsi, tentativi, questi, volti a recuperare situazioni di benessere psicofisico, ben integrati nella complessità della vita.