lunedì 19 ottobre 2015

L'UMANO SISTEMA FOGNIARIO

In questo romanzo, Cosimo Argentina ha collocato –come ha affermato in un’intervista - <<la parte peggiore della sua mente>> consistente in varie paranoie e grosse risate.
Un misto questo che può apparire, da una lettura superficiale, un coacervo di situazioni di vita frustranti e di reazioni a momenti di rabbia o di tristezza, invece è il frutto di un razionale percorso  cognitivo ed emotivo,  che dà vitalità alla storia di un personaggio figlio del degrado ordinario di una città di provincia poco attenta alle condizioni di vivibilità della popolazione.  
 Il protagonista è il ventottenne  Emiliano Maresca, un giovane problematico non baciato dalla natura e neanche dalla società civile, un lavoro stressante in un capannone industriale, due bizzarri amici con cui condivide le scorribande per le periferie della città, una donna che ama ma non è corrisposto e la madre altrettanto derelitta, che prima di morire gli rivela l’identità del padre. Dopo il decesso la chiude nel frigorifero per continuare a godere della sua pensione. La scoperta del padre porta anche la scoperta di due sorelle. Da questa sconcertante notizia nasce l’idea di realizzare una <<CATTIVA>> vendetta con l’aiuto dei suoi amici, il tutto sullo sfondo di una città fantasma, Taranto appunto.
  Prima di proseguire, è giusto dire che rilevare e interpretare sentimenti ed emozioni dei protagonisti, così abilmente locati tra gli elementi sociali di rilevante attualità, con un metodo analitico in grado di andare oltre la psicologia intimistica, non è un impegno ideologico forviante. Diverse, infatti, sono le situazioni emergenti dall’interno dell’io narrante che mettono in luce gli elementi attivi delle vicende,  con ritmi così intensi che sin dalle prime battute è possibile cogliere i dati psicologici che denudano l’animo del protagonista : <<Io a mia madre diciamo le voglio bene>>, parole che mettono in evidenza una emozione cristallina, la cui qualità espressiva non si identifica col noto tono intimistico di derivazione crepuscolare, ma con la qualità umana e dopo poche pagine l’io narrante con spontaneità disarmante coglie alcune intime emozioni, che con semplicità semantica le colloca nel percorso narrativo:<<Sorrido. È un sorriso nervoso, il mio. Tipico dei mezzicefali, alla mia, insomma>>, ancora proseguendo la descrizione le   emozioni trasmettono disagi psichici particolari:<<Bussano alla porta. Il panico mi compare come un melanoma e si diffonde facendo lo slalom tra i brufoli che tappezzano la mia faccia>>, e per completezza <<Un senso di vuoto mi assale e cerco una sedia per sistemare alla meglio le chiappe perché forse non sono così arido come voglio far credere a me stesso>>.
 Il processo descrittivo sin qui adottato da Argentina ha in breve illustrato l’intreccio dei processi psichici in cui il protagonista vive le proprie emozioni e le proprie tensioni interne. Ora punta a comunicare senza veli morali un appassionato sentimento amoroso e il desiderio di un riscatto  di Emiliano Maresca, collocati ognuno in particolari scrigni psicologici, con segni semantici di ottima fattura.
 Seguendo questo schema, si vedono anzitutto la passione amorosa, dall’altro lato i comportamenti aggressivi del protagonista, per cui dalla sua viva voce apprendiamo che:<<Lei  è la mia ragione di vita BUONA mentre quella CATTIVA rappresentata dalla sodomizzazione della casata Borgogna>>.  Lei è Anansa una collega di lavoro<<la mia dea[…] un dea oracolo>> che lui  incontra nel capannone <<ed ero rimasto lì come un ebete a osservarla e le guardavo il neo che portava come un’attrice dei film muti e le labbra piccole ma piene di carne rossa di rossetto e soprattutto i suoi capelli neri a coronare occhi da cerbiatta in caduta libera, ma sempre all’erta.>>. Della casa Borgogna, il capo famiglia Ignazio, che ha sedotto la madre e abbandonato lei e il figlio frutto della loro relazione, offre a Emiliano <<su un piatto d’argento>> l’opportunità di vendicarsi<<Sodomia chiama sodomia, Ignazio. A te e alle due gusta banane applicherò la legge del taglione…>>.
 Da quanto appena detto, si evince che il cuore di Emiliano batte per la collega Anansa, ma <<Lei non  si era accorta che esistevo>>. Tuttavia questo comportamento della giovane donna non aveva nessuna importanza, perché bastava <<un dolce, luuungo , lento e umido bacio alla Casablanca>> per sconvolgerlo anche a distanza di giorni. E l’innamorato Emiliano accetta persino le effusioni sessuali di una Anansa delusa dal fidanzato, perché <<Con te è bene tutto. Tu puoi permettere tutto. Puoi decidere di verniciarmi con la merda e poi darmi fuoco e io sarei felice perché sarei il centro della tua attenzione fino alla carbonizzazione.>>.
  Fedele alla sua missione, Emiliano, con l’aiuto dei compagni di bisbocce, conosce Esmeralda, la <<dolce sorellastra>> maggiore. Era giunto il momento di mettere in atto la sua vendetta. E soddisfatto, <<un quarto d’ora dopo sono a casa a mangiare nutella e croste di formaggio con il pane di Laterza fa’ che magia lava nella mia gola>>. Segue l’incontro con Guendalina, la sorellastra minore, momenti di sofferenza e di dolore fisico e psichico, per la ragazza mentre per Emiliano è normale dire <<La FASE DUE è terminata>>. È la volta di Ignazio,  che come una<< preda gli è caduta in grembo>>. Per il <<paparino>>  Emiliano riserva una sorpresa al culmine dell’amplesso<<Sono il figlio di Guendalina Maresca!>>, gli rivela, <<…ah?...ah, bene>>,  <<Tecnicamente sarei…sarei tuo figlio>>. Seguono  momenti di inaudita violenza fisica a tal punto da ferire mortalmente Ignazio. E col cuore gonfio per la fine del nemico, Emiliano dice:<<Guendalina,  l’ho fatto per te…per me>>.
   Una storia borderline, dunque,  questo romanzo <<L’umano sistema fognario>> di Cosimo Argentina, che, con un linguaggio privo di compiacimenti letterari, analizza e descrive sentimenti ed emozioni di personaggi che sanno d’essere degli eterni perdenti.

                                                                                                          E. C.

venerdì 2 ottobre 2015

CRISI D'ANSIA

   Appena imboccò il vertice della piccola radura, Carlo avvertì una fitta retro sternale, un dolore tremendo che mozzava il respiro. Si fermò di colpo e cercò un appoggio, temendo di cadere. Si addossò al muro e restò immobilizzato dalla paura, che contro la sua volontà, stava nascendo in lui.
Dio mio!..Nel caos della sua mente cercò un aiuto disperato. Portò per istinto la mano verso il lato sinistro del torace, come se cercasse con la pressione delle dita di mitigare il dolore, senza risultato: esso si era fatto ancora più forte, tanto che Carlo si piegò in due per il male; la mente però rimaneva lucida. Con uno sforzo psichico controllò il respiro; fu un sollievo quando sentì sibilare l’alito tra le labbra serrate dall’ansia. Adesso aveva fiato sufficiente per gridare aiuto; ma proprio allora, come per incanto, il dolore svanì. La crisi era durata pochi minuti, ma gli sembrò un’eternità, tanto era sfinito.
dal romanzo:Il tempo della gioventù.