venerdì 3 luglio 2015

PER UNA VITA EMOTIVA ACCETTABILE

Keith Oatley, docente di Psicologia cognitiva, presso l’ Università di Toronto, dopo una lunga ricerca scientifica, afferma che per gli antichi greci e romani, popoli particolarmente attenti a esprimere e ad individuare particolari stati dell’animo, le emozioni da cui bisognava guardarsi erano la ybris ( nella mitologia greca atteggiamento  arrogante dell’uomo che, presumendo troppo di sé, arriva a violare le leggi morali e divine, meritando di conseguenza il castigo degli dei. Garzanti Linguistica) e l’ira, da cui tutt’oggi non ci siamo ancora totalmente liberati.
  Analizzando alcuni aspetti antropologici, psicologici e sociali della nostra attuale società, nel settore pubblico, e in parte anche in quello privato, possiamo vedere che l’ybris , cioè l’arroganza, la presunzione, rende i capi e i capetti, completamente  convulsi e avidi di potere e di dominare gli altri. Per quanto riguarda l’ira, merita particolare attenzione la vita familiare perché è la prima scuola psicopedagogica nella quale apprendiamo insegnamenti riguardanti la vita emotiva. Per cui, come centinaia di studi dimostrano, nell’intimità familiare i più deleteri, i più distruttivi modi che vengono trasmessi dai genitori ai figli sono gli abusi – di vario genere - e i comportamenti rabbiosi, che possono agire come una sorta di messaggio genetico della violenza.
  A tale proposito, da una ricerca moderna sono stati acquisiti dati certi che dimostrano  la correlazione tra la presenza di un gene di bassa attività di una sostanza che agisce sugli effetti del maltrattamento dei bambini e una storia di abusi e di maltrattamenti subiti durante l’infanzia. I bambini, infatti, con un gene di bassa attività e che durante il periodo di crescita psicofisica hanno subito maltrattamenti più o meno gravi, hanno più probabilità di mostrare comportamenti aggressivi e violenti, per esempio:il bullismo.
  La stessa originale  ricerca ha messo in evidenza il modo con cui alcuni geni si combinano con la storia caratterizzata da eventi stressanti per indurre la depressione. In sintesi, la mancanza di produzione di serotonina – sostanza prodotta dal cervello che è coinvolta in numerose e importanti funzioni biologiche – è un fattore di vulnerabilità per la depressione. Naturalmente, non ha effetto da sola, ma può essere potenziata quando nella vita del soggetto si verificano avvenimenti gravi: lutti, perdita di lavoro e così via. Oggi sappiamo che la depressione compromette e limita moltissime persone. Diverse depressioni guariscono. Per la maggioranza delle persone colpite, il periodo difficile si supera, grazie ai moderni sistemi di terapia psicologici e farmacologici. 
  Percorrendo la storia della nostra civiltà, Oatley traccia un breve profilo psicologico delle pratiche mentali che permettono di regolare le emozioni, nel passato  e nel presente. Così, la eliminazione di tutti i sentimenti proposta dagli stoici, ai moderni  le emozioni d’amore sono le massime espressioni dell’uomo. E un essere umano che non si indigna e non prova compassione di fronte ad atrocità come l’Olocausto, o perfino a una ingiustizia sul lavoro, per la mentalità contemporanea è meschino e disumano. Nel I secolo avvennero una serie di cambiamenti nell’idea di pietà, o meglio di compassione, ma non furono i soli. Lentamente migliorarono le condizioni di vita, le persone cominciarono a stare meglio, a nutrirsi correttamente e ad avere un certo controllo sulla salute. Tuttavia ,oggi  in quelle parti del mondo lacerate dai conflitti , in cui la mancanza di cibo è persistente o è in vigore la tirannia politica, la vita può essere ancora sporca, disumana ed effimera.
  All’inizio del XXI secolo, grazie alla tecnologia possiamo viaggiare, mangiare in abbondanza e divertirci.  E ciò che più conta la vita è più sicura e più vivibile che nel passato.
  Quindi, bisogna cercare di non isolarsi dall’ ambiente umano e naturale che ci circonda – come proponevano gli stoici -, ma cogliere e conservare il meglio delle loro proposte e nel contempo dare massima priorità alle emozioni di affetto e di reciproca fiducia.
                                                                            E. C.