domenica 1 settembre 2019

IL RIMORSO UN’EMOZIONE POSITIVA E BENEFICA


In psicologia il rimorso è considerato uno stato d’animo che la maggioranza delle persone prova durante la vita, prende origine dalla certezza di aver adottato un comportamento scorretto contro uno specifico codice morale ed è, come esito finale, l’ingresso del senso di colpa.
 Il rimorso, e la successiva evenienza di provare senso di colpa, rappresenta uno stato d’animo forse di stare bene che può collegarsi a una condizione di salute psicologica.
Entrambi, rimorso e senso di colpa, sono emozioni che arrivano dalla certezza di aver adottato un comportamento inadeguato e, quindi, inducono la persona a correggere il proprio agire.
 Per quanto odioso possa essere, il rimorso è quell'emozione che ci sollecita a riconsiderare di nuovo il nostro comportamento o le nostre scelte, a saggiare empatia con le persone cui abbiamo semmai procurato danno e a riallineare il nostro modo d’agire a valori e principi che presumiamo essere giusti.
 Inteso in questo senso, il rimorso ci solleciterebbe a meditare su noi stessi e a valutare tutto ciò che facciamo da una opinione diversa o che avevamo messo da parte.
 Pertanto, secondo la psicologia il rimorso è un’emozione di grande interesse connessa alla integrazione, all'autocoscienza e alla organizzazione della personalità.
 Tuttavia non tutte le persone hanno la capacità di provare rimorso. Queste persone, - definite dalla psicopatologia “personalità sociopatiche” - infatti, oltre le loro prove tangibili sul piano comportamentale, sono caratterizzate da una specifica inadeguatezza di provare rimorso, senso di colpa o empatia per le sofferenze altrui.
  Vi sono altre persone che coltivano nel proprio animo per molto tempo il risentimento per vari motivi. Spesso alcuni adulti si portano dietro sentimenti del genere risalenti all'infanzia, impressi nella mente in modo particolareggiato. Può riguardare un caso per esempio di mancanza d’affetto da parte dei genitori, come rifiuto da parte dei compagni o di un insegnate, o di una ingiustizia  o crudeltà subita da parte di adulti, e di altre esperienze dolorose. Chi custodisce nell'animo  simili risentimenti, rinnova spesso nella mente quegli episodi, e il fenomeno può continuare anche quando la persona che ha recato l’offesa non esiste più.
 Non ha alcuna importanza se questi sentimenti potevano avere una plausibile giustificazione al tempo in cui ebbe luogo la tragica esperienza: il motivo è che portarseli nell'intimo causa dei costi fisici ed emotivi molto pesanti. Quando si conservano nello scrigno mentale tali sentimenti, la prima azione che bisogna riconoscere è che fonte ultima del nostro stress siamo noi, e nessun altro.
 L’eccesso di rimorsi, tuttavia, è interpretato come un segnale di diversi scompensi nell'equilibrio psichico della persona, può associarsi a numerose psicopatologie quali, a esempio, ossessive compulsive, con gli acquisti in modo infrenabili e macchinabili (sempre seguiti dall'immancabile rimorso) e dare forma ad eccessivi sensi di colpa immotivati.
 È un bene essere consapevoli delle proprie responsabilità, ma ciò non deve dare il via a un processo estremo e irrealistico, proprio perché un rimorso continuo costituisce un serio ostacolo alla nostra crescita psicofisica.
 Nella gestione dell’emozione del rimorso, il giusto apporto della ragione ci viene in soccorso, aiutandoci a trovare una via di mezzo tra il senso di colpa autolesionistico e la totale responsabilità delle proprie azioni.