sabato 4 gennaio 2020

UMILIAZIONE EMOZIONE SGRADEVOLE


  Nella credenza popolare si dice che commettere un errore è umano. Per cui essere
eventualmente ripresi non può essere considerata per forza una umiliazione.
 In tutti i modi, nel caso in cui veniamo corretti in maniera che ci fa provare vergogna, probabilmente è questo intervento che non ci fa sentire bene con noi stessi, indipendentemente dal nostro bagaglio culturale. E allora cosa s’intende per umiliazione?
 Recenti studi definiscono l’umiliazione l’emozione che avvertiamo allorquando la nostra capacità viene svalutata in presenza di altre persone. Potremmo avvertire un certo disagio quando commettiamo un errore o non ricordiamo la risposta a un quesito, ma fino a che non vi è intorno nessun testimone, non accade niente d’ irreparabile. Normalmente occorre che sia presente qualche persona ad affermare il presunto errore per sentirsi umiliati.
 Come abbiamo appreso per nostra diretta conoscenza, perciò, l’umiliazione è uno stato emotivo del tutto avverso. Incredibilmente, è pure studiato non abbastanza in ambito psicologico.
 Al contrario, altre emozioni negative, quali rabbia, ansia, gelosia e paura, sono più soggette a studi sperimentali, probabilmente perché puntare l’attenzione su di essi ha chiare implicazioni pratiche: la rabbia è deleteria per la salute, l’ansia rende difficoltose le attività, la gelosia porta a contrasti relazionali, la paura può essere un supporto per sviluppare delle fobie.
L’umiliazione è quindi un’emozione sgradevole che almeno apparentemente non sembra avere molte conseguenze sul cervello. Tuttavia, da diverse ricerche, possiamo evidenziare il fatto che il nostro cervello non gradisce per nulla essere umiliato. Non soltanto ci sentiamo delusi, ma il livello di attivazione della risposta cerebrale è più evidente rispetto ad altri stati emotivi.
 Sembra abbastanza ovvio che venire ripresi davanti ad altre persone non ci fa sentire bene. Però, se crediamo opportuno di dare una mano a un amico o a un familiare ponendo in evidente i suoi errori, molto probabilmente calcoliamo in malo modo il nostro aiuto. Vi sono modi cortesi e più tenui per dare un messaggio correttivo alle persone cui siamo legati affettivamente che desideriamo preparare o in qualche modo aiutare. Tenendo presente che il nostro parere o la nostra lezione educativa sia un veicolo che conservi intatto l’amor proprio dell’altro, questo è il modo più semplice per evitare di umiliarlo.
 S’intende che come per tutte le emozioni, dirigere l’umiliazione deriva da come si   capisce la situazione. Secondo la teoria cognitiva delle emozioni, la maniera in cui avvertiamo disagio è direttamente proporzionale al modo in cui si pensa. Se siamo così determinati e odiamo essere in errore davanti agli altri, potremo usufruire dell’analisi dei pensieri che sono presenti durante quella situazione. Se l’umiliazione è un’emozione che prende origine dal percepirsi svalutato, allora dovremmo rivedere di nuovo la situazione di disagio minimizzando l’effetto dell’episodio sulle nostre reali capacità conoscitive.
 Può capitare che un amico, un nostro familiare o un insegnante desidera soltanto evitare che ripetiamo lo stesso errore e pertanto il danno della capacità è soltanto irreale. Rivedere la situazione di disagio mentale riducendo questo aspetto mitigherebbe assai la sofferenza psichica. Pure se gli altri hanno ragioni meno dignitose, tuttavia avremmo lo stesso dei benefici. Col concedere a noi stessi la facoltà di avvertire la perdita di dignità, amor proprio o reputazione, limiteremo il “loro” diletto nel vederci in difficoltà.
 Per concludere questo discorso diciamo che l’umiliazione si può mostrare in vari aspetti, dal respingere all'essere ripresi davanti ad altre persone per un fallo commesso volontario o meno. Capire il rapporto con le reazioni nel nostro cervello ci può essere d’aiuto a superare, o anche a evitare, l’acuta sofferenza di questa emozione negativa.