mercoledì 1 febbraio 2017

LE PAROLE, VOCE FRAGILE DELLE EMOZIONI

Da molti anni studiosi di diverse discipline scientifiche e umanistiche sostengono che le parole costituiscono la struttura portante dei pensieri e dell’ambiente esterno degli esseri umani.
  Insomma, ciascuno di noi è consapevole di essere un insieme di cellule e di suoni organici, per cui, secondo Borgna, quotidianamente usiamo le parole: parole delicate, equilibrate, aperte al dialogo e al confronto se esse sono scelte con ponderazione ; parole gelide, pietrificate, crudeli, oscure se al contrario sono inconsulte, impermeabili al cambiamento degli stati d’animo.
  In letteratura, per esempio, un testo, poetico o narrativo, si presenta come generato da una urgenza comunicativa alla quale l’autore si piega per esprimere qualcosa di inesprimibile altrimenti. È il caso di alcune poesie, che nascono esplicitamente come l’ultimo tentativo di dare voce all'io poetico. Le parole crepuscolari e umbratili di Clemente Rebora emergono dalla sua fragilità e dalla sua vulnerabilità, dalla sua estrema sensibilità alle emozioni e alla sua incapacità di sopportare situazioni drammatiche;  e sono indicibilmente gridi afoni, fragili e feriti dalla nostra insensibilità, le parole di Amelia Rosselli, che sembrano racchiudere l’intero cammino poetico. Fragili sono le parole di Umberto Saba, frutto della sua debole anima, che ritrovano, nel silenzio della vita, luminosità e vigore dopo avere recuperato il senso dell’armonia prima con se stessi e poi con tutti i componenti dell’ambiente.
  Sono queste, secondo la nostra analisi, le parole tramutate in fonte inesauribile di materiale poetico dalle persone corrose dai dubbi e dai propri limiti, dirette, quali innocenti messaggere emotive, ad una disperata richiesta di riconoscimento, di accoglienza della loro debolezza strutturale, della loro dignità umana.
   Dal punto di vista psicologico il linguaggio è fondamentale nell'ambito sanitario, dove il medico – con i moti dell’animo meno turbolenti e più disposto ad offrire spazi all'ascolto ed al rasserenamento -  utilizzando ogni mezzo lecito a sua disposizione, si avvale delle parole per comunicare ai pazienti i risultati della sua diagnosi e del suo seguente intervento terapeutico.
  Le parole, quindi, che il medico, e non solo, utilizza hanno il potere di fare stare bene o di generare disagi ai pazienti, di influenzare le relazioni  tra pazienti, famiglie e personale sanitario, la fiducia in loro stessi e negli altri, la possibilità di raggiungere gli obiettivi e di realizzare i propri progetti e quelli degli assistiti.
  Seguendo la nostra analisi, è evidente che le parole possiedono un loro potere terapeutico, di permettere al paziente  di trovare il senso e il sollievo alle sofferenze, di favorire alleanze benefiche tra personale medico e assistito. Spesso, però, gli ammalati sono feriti da interventi verbali violenti, che il personale sanitario rivolge a loro. Una parola fuori luogo o un gesto ambivalente, entrambi possono generare disperazione e angoscia. È necessario, così, adottare comportamenti concilianti,  scegliere parole che nascano dal cuore e dal silenzio, di favorire  l’ascolto che consente al malato di farsi comprendere nella sua fragilità, nel suo profondo dolore psichico.
  Le parole, infine, sono importanti perché oltre ad essere il mezzo principale con cui avviene la nostra comunicazione verbale, esse hanno il potere di trasformarsi e modificarsi nella forma che vogliono far prendere, possono esprimere i nostri pensieri, le nostre emozioni. Inoltre condizionano il nostro modo di informare gli altri e soprattutto noi stessi, influenzano le nostre scelte e le nostre azioni, sulla percezione che abbiamo degli oggetti ambientali.
 Purtroppo, però, oggi la plasticità delle parole, il loro potere di lasciare emozioni sulla pelle degli umani, di rendere l’essere umano libero è usato principalmente per scopo pubblicitario. Nella pubblicità quotidiana, infatti, si manifestano chiaramente le caratteristiche e le potenzialità del linguaggio utilizzato che aspira a conquistare, gestire e a conservare il mercato. Come non pensare alle parole dei numerosi e onnipresenti spot televisivi e cartacei dei vari prodotti commerciali, con cui si cerca di convincere gli ascoltatori all'acquisto delle merci?
  Parole razionali, fredde queste, che ci complicano l’esistenza e ci intossicano la mente.