mercoledì 23 settembre 2015

ADOLESCENZA, UN PERIODO DI FRAGILITA' PSICOLOGICA

Moderni studi di neuroscienze hanno messo in evidenze la grande vulnerabilità dell’adolescenza per l’esordio di alcune malattie psichiche e per la dipendenza verso le bevande alcoliche e l’uso di varie droghe. Dai dati emerge che la maggioranza delle patologie mentali insorge durante il passaggio tra le acquisizioni di specifiche capacità, conoscenze e abilità di ciascun adolescente e il rinforzo delle modalità e delle competenze nell’affrontare le nuove situazioni. Gli studiosi sostengono che questo è un particolare periodo di grande fragilità psicologica e anche neurobiologica dovuto alla maturazione di specifiche aree della corteccia cerebrale.
 La maturità di queste strutture avviene con modalità diverse tra adolescenti ed è ha una importanza primaria nella gestione della ricerca e soddisfazione di sensazioni forti. A queste prime osservazioni, gli addetti ai lavori danno importanza anche ai fattori generici e familiari che possono esporre l’adolescente con maggior frequenza alla ricerca e all’uso di alcol e di cannabis oltre al rischio di sviluppare patologie psichiche e di varie dipendenze. Inoltre, i soggetti più a rischio per la dipendenza all’alcol sono coloro che s’intossicano con eccessive bevute irregolari e con l’assunzione concomitante di cannabis. 
   Attenzione, quindi, alla quantità e al tempo del consumo, perché sono elementi utili per valutare il rischio di dipendenza.
    I ricercatori concludono dicendo che l’impegno delle neuroscienze è quello di continuare a studiare i fattori di rischio e di vulnerabilità, invece quello della società è di tutelare l’adolescente per favorire in sicurezza il raggiungimento dell’età adulta, quello dei media è di fornire una corretta informazione, quello dei genitori è di saper guidare i figli in un periodo molto travagliato dell’esistenza, non sorvolando per eccessiva benevolenza, né creare drammi, ma offrire a piene mani i migliori strumenti affettivi e cognitivi, essenziali per andare incontro al proprio futuro.

 

                                                                                                     E. C.

giovedì 3 settembre 2015

LE EMOZIONI ATTRAVERSO LA PAROLA E L'ASCOLTO

È noto che se vi sono molteplici modi di leggere – a bassa o a voce alta - , altri sono i motivi che inducono a realizzarlo: per il semplice piacere che una lettura genera quando diventa esperienza estetica; per l’interesse ad apprendere nuove conoscenze quando è pratica intellettuale; per il sentimento di manifesta solidarietà quando è esperienza empatica.
 Secondo le teorie cognitiviste sulle emozioni la scelta di un tipo di queste letture dipende dal giudizio di valore da parte dell’interessato, sulla base di un insieme di fattori quali: specifiche conoscenze, interessi, percezioni e credenze. Eseguita la preferenza, al di là dell’interpretazione dei segni-simboli di un testo, la lettura impone al soggetto due tipi di processi mentali importanti la comprensione e l’interpretazione. Come attività primaria della mente entrambi questi processi sono, quindi, direttamente responsabili delle reazioni del lettore: il suo coinvolgimento, il vissuto emotivo, la passione, il giudizio critico e così via.    
  In particolare diremo che la comprensione è il risultato del processo di elaborazione linguistica delle informazioni che vengono trasformate, in termini psicologici, a una rappresentazione semantica del testo. L’interpretazione si riferisce, invece, a una rappresentazione semantica del testo. In sintesi, la lettura implica parallelamente comprensione e interpretazione.
 Sulla base di quando detto, ora facciamo qualche considerazione sulle emozioni che rileviamo spesso nella lettura, in conseguenza dei processi di compressione e di interpretazione. Quelle che inducono piacere nella lettura si chiamano “emozioni della mente”. Accanto a queste vi sono emozioni che nascono dalla partecipazione del lettore all’oggetto della lettura. Tipica risposta emozionale di questa natura ai testi narrativi, è l’empatia. Un racconto, un romanzo fanno  proprie le ansie e le gioie  dell’umanità.  In quelle riconosciamo noi stessi, la nostra esistenza possibile. L’attenzione intensa sulla paura, sulla pietà,o sull’amore dei personaggi ai quali ci rivolgiamo con la lettura dipende dal giudizio d’importanza che noi diamo circa ciò che riteniamo giusto e non da un impulso indiscriminato di condivisione.
  Sin qui, il valore della parola, ora una breve nota sull’ascolto. Che l’ascolto di un racconto o di una poesia sia capace di suscitare emozione è certo esperienza di ognuno di noi. Tuttavia, pur essendo presente  in tutti i soggetti, la risposta emotiva all’ascolto di una lettura non è sempre la medesima. Al contrario. Essa varia al variare dei fattori individuali come l’età, la cultura, lo stato psicologico. Per esempio non tutti i bambini hanno un atteggiamento di accoglienza e di ascolto sereno sufficiente per contenere l’emozione in un racconto. Vi sono, infatti, bambini che faticano ad ascoltare, alcuni non riescano a farlo perché sono distratti, altri ascoltano forzatamente. Per questi bambini che vivono disagi personali o difficoltà emotive, gli psicopedagogisti suggeriscono di comprendere più che di capire il comportamento disturbato dei bambini e soprattutto di non usare parole pericolose che spesso si utilizzano con poca accortezza, perché scoraggiano e inibiscono il desiderio di essere diversi, lasciando il posto a un sentimento di amarezza, di inutilità, di solitudine.
  La parola e l’ascolto, dunque, sono i veicoli insostituibili del cuore e della mente, che accompagnano nella vita adulti e bambini alla scoperta delle proprie emozioni e dei propri sentimenti, anche quelli cattivi, per conoscerli, comprenderli, accettarli e trasformarli senza averne timore.
                                                                           E. C.

Per una didattica delle emozioni.