mercoledì 19 agosto 2015

SINCERITA'

L’abate Eugenio Dévoud, grande educatore di bambini, fu, un tempo, ospite in Belgio di una nuova scuola denominata “Ermitage”. Erano gli ultimi giorni di scuola e, come ben sappiano, tutti gli scolari aspettano con ansia la fine delle lezioni.
  Quel mattino, il buon Eugenio se ne andava per il viale alberato, che conduceva alla scuola, con il suo grande mantello svolazzante. Egli notò che sebbene in giro non vi fossero né tigri e né banditi in arrivo, gli scolari andavano a scuola in silenzio e con una faccia scura.
 <<Buon giorno, bambini>>, salutò un gruppo di scolari, che procedeva trotterellando, in uno stato particolarmente allegro. <<Ci sono molte scuole qui intorno?>> chiese. <<No, signore>> gli rispose una bambina dai lineamenti fini, con gli occhi alla saracena e infilata alla bell’e meglio in un grembiulino bianco.
  <<Meno male!>> esclamò Eugenio con un sorriso.
<<Perché?>> lo interrogò la bambina con aria perplessa.
<<Per un attimo avevo creduto che la nuova scuola avesse deluso voi scolari>> rispose con sincera ingenuità l’educatore, pensando ai visi tristi che incontrava.
<<Niente affatto>> lo rimbeccarono prontamente i bambini che nel contempo gli si erano avvicinati. Poi Eugenio ascoltò con orecchio attento le osservazioni degli scolari. La conversazione durò piacevole e gaia sino all’ingresso della scuola. Erano arrivati. Eugenio, esitando un poco, disse:<<Bene! Sono contento di avervi conosciuto e a breve vi verrò a trovare  in classe, se vi farà piacere. Arrivederci.>>.
<<Ma, naturalmente, quando vuole. ArriverderLa>> rispose la bambina con gli occhi alla saracena; e il gruppo volò via.
 Poche ore dopo, Eugenio bussava alla porta di una classe nota in tutto l’Istituto per il buon profitto e l’ottima condotta degli scolari. Fu invitato ad entrare. Appena in aula, Eugenio girò lo sguardo attorno nell’ambiente sapientemente illuminato, distribuendo benevoli sorrisi. Riconobbe subito, tra i volti allegri e rosei degli scolari, la bambina dagli occhi oscuri. Ella era seduta in fondo all’aula, sola,e per nulla intimorita, lo salutò come un vecchio amico. Eugenio le si avvicinò e, con aria disinvolta, le si sedette accanto. Poi pregò il maestro di continuare la lezione interrotta dal suo improvviso arrivo.
 Superato l’impaccio del primo momento, il maestro, un giovane smilzo con le lenti molto spesse, riprese a parlare della fondazione di Roma.
 Gli sguardi ammirativi degli scolari, che un minuto prima erano rivolti a Eugenio, passarono alla figura del maestro che, con voce squillante, continuò a raccontare la storia dei due gemelli. D’un tratto, il maestro interruppe il racconto e rivoltosi agli scolari disse:
<<Chi di voi ricorda il nome di quel troiano che la leggenda pone come capostipite  di Romolo e Remo?>>.
 A questa improvvisa domanda, seguì un breve vocio di consultazione, poi silenzio. Tutti sembravano concentrati nella ricerca di quel nome che avevano udito tante volte ma che forse in quel momento si era nascosto in un remoto angolo del loro cervello.
 I minuti passavano e la risposta tardava a venire. Eugenio girò gli occhi attorno e notò sui volti delle bambine e dei bambini un velo di malinconia e di sconforto, come se il mondo, patapunfente, fosse loro caduto addosso. La faccenda si presentava più complessa del previsto, pensò Eugenio. E poiché la cordialità e la vivacità andavano man mano spegnendosi, a discapito della serenità e dell’armonia generale, l’educatore, per solidarietà, si avvicinò e sussurrò all’orecchio della piccola compagna di banco: <<Enea>>.
  La bambina, udito il nome dell’eroe troiano, tirò un sospiro di sollievo, le guance si colorarono  di un rosa pallido e di scatto alzò la mano in segno di trionfo. Ma come fu rapida ad alzarla, così fu rapida nell’abbassare la mano. Poi, colorando le guance di un rosso gambero, giro il viso verso Eugenio – che la stava guardando senza cogliere il senso del suo gesto – e con voce sottile  e tremante, gli sussurrò:<<Non posso dirlo, perché non l’ho trovato io>>.                                                                  E. C.
Per una didattica: Le emozioni attraverso i racconti.

lunedì 3 agosto 2015

DIMAGRIRE SI', MA CON INTELLIGENZA

È estate, e se vogliamo ancora perdere un po’ di pancetta per modellare il nostro corpo, non è necessario seguire particolari diete, basta adottare uno stile di vita funzionale.
  Recenti studi di settore, hanno dimostrato, con dovizia di dati, che per le persone affette da sovra peso e obese perdere peso – anche modesto – fa bene al fisico, ma non proprio alla psiche.
  Dai risultati dell’indagine è emerso che tali soggetti sottoposti a un regime dietetico particolarmente restrittivo, dopo aver perso nel tempo una quota del peso corporeo, erano a rischio di un evidente calo dell’umore, pur mostrando un miglioramento nel fisico.
  A questo punto, è importante tener presente la salvaguardia della salute mentale, oltre naturalmente a quella fisica, di quelle persone che volontariamente si sottopongono a regini di controlli alimentari.
   Tuttavia bisogna precisare che perdere peso non sempre s’incorre in una sindrome depressiva, ma vi possono sussistere elementi patologici comuni.
Un dato però bisogna tener presente, la perdita motivata di peso corporeo non agevola certamente una migliore performance mentale. Con ciò non s’ignora i benefici di una sana ed equilibrata dieta adotta dalla persone o quella di lasciare la macchina a casa e recarsi al lavoro a piedi, che desiderano perdere qualche chilo del proprio peso, ma bisogna aggiungere che pure dimagrendo non migliora la qualità della vita.
  Dimagrire sì – perché un elevato indice di massa corporea aumenta in modo significativo il rischio di sviluppare molti tumori comuni -, ma con intelligenza, dunque, nel senso che prima d’iniziare un percorso dietetico, è ragionevole calcolare i rischi del fai da te, poi chiedere senza particolare timore aiuto alle persone di fiducia e in seguito rivolgersi a esperti sanitari.
  Tutto ciò non vuole essere una semplice proposta estetica, ma una reale prospettiva di qualità di vita per favorire lo sviluppo di una consapevolezza e l’assunzione nei confronti del proprio benessere del corpo e della mente.        
                                                                       E. C.