lunedì 3 settembre 2018

IL CORAGGIO ASPETTO IMPORTANTE DEL COMPORTAMENTO UMANO


Del coraggio nel campo della psicologia non se ne parla abbastanza ed è un argomento di scarsa diffusione, proprio perché si predilige parlare del suo opposto: la paura.
 Ma che cos’è il coraggio?
 Secondo alcuni psicologi, il coraggio non è un oggetto qualsiasi che la natura ci elargisce già finito, ma è una possibilità che, in momenti diversi, deve essere prodotta e porre in azione su misura per le distinte circostanze.
 Diversi studi, infatti, danno prova che il coraggio inizia a rivelarsi già intorno agli 8 (otto) anni, allorquando i bambini incontrano le prime difficoltà nel loro ambiente familiare e sociale e sono costretti a trovare tattiche idonee per poterle risolvere. Esso è condizionato dall’affetto del legame parentale: due genitori che sollecitano il proprio figlio/a ad esaminare l’ambiente, a non temerlo e a non sovrapporsi alle sue scelte, daranno al figlio/a  gli strumenti idonei per far fronte alla vita senza farsi vincere dall’ansia.
 Nei nostri ambienti del coraggio non si parla tanto. Ciò nonostante, prima o poi ognuno di noi dovrà decidere di prelevare dal proprio coraggio o meno: quando un progetto non si realizza secondo le intenzioni e necessitano nuove energie per trovare nuove alternative, quando si incomincia un nuovo piano di lavoro con passione ma le difficoltà fanno venir voglia di abbandonare l’impresa, quando un rapporto affettivo muta per sempre e bisogna decidere di non insistere ma di smettere di inseguirlo, quando si diviene genitori e necessita adottare un sistema educativo malgrado le difficoltà  che esso richiede, quando si accertano situazioni che per un motivo o per un altro ci costringono a cambiare direzione.
 Diverse , quindi, sono le difficoltà quotidiane – qui riassunte in breve- - che bisogna evitare nel percorso della nostra vita. E soltanto  le persone coraggiose le accettano e scoprono la terapia giusta, i paurosi invece costruiscono alibi per restare nell’aria di benessere psicofisico.
 Inoltre colui che desidera diventare coraggioso deve lasciar da parte il pensiero che gli avvenimenti seguono sempre lo stesso modello e non  deve adagiarsi nella consuetudine e/o smarrirsi nella paura di osare, tenendo a mente che anche alla persona più fortunata prima o poi spetta il fallimento ma che si risolleva, esamina la circostanza, produce le adeguate modifiche di tattica e ripiglia il proprio cammino.
 Certamente il rialzarsi esige di accelerare, di far fronte al dolore psichico, alla fatica e alla disperazione. Una fatica difficile e dura che, chi si dà per vinto auto- compatendosi, camuffando la paura di ricominciare a discutere  e di affrontare i nuovi impegni, non deve assolutamente concludere.
 Nella società contemporanea l’essere coraggioso consiste sempre più in azioni esteriori tendenti all’apparire e/o all’avere e sempre meno all’espressione della propria peculiarità, che può aver luogo per l’assunzione di responsabilità delle proprie azioni, rinforzando e preservando esplicitamente, senza alcun timore le proprie idee anche a costo di ottenerne un danneggiamento.  Si predilige gradire e rincorrere le idee della folla o ameno non osteggiarle per poi autocompatirsi e ritenersi vittima di un mondo iniquo  che non potrà mai mutare.
Per concludere questa breve analisi, diciamo che il coraggio non è andare contro l’ostacolo, è invece osservarlo da un’angolazione diversa, e scoprire magari un passaggio segreto; a volte diventa l’innesco di un’evoluzione che, senza di esso, forse non si sarebbe mai raggiunta.