Qualche giorno fa sul Corriere della sera Raffaele La Capria si lamentava dell’invasione incontrastata dei cosiddetti libroidi nel mercato librario italiano in questi ultimi anni. E per il termine libroide, secondo un esperto del settore, si intende un oggetto cartaceo che del libro ha tutte le caratteristiche ma gli manca l’essenza, cioè l’anima. Non hanno l’invenzione di una storia e né un autore.
Questa loro presenza massiccia esercita uno strapotere, lamentava La Capria, che rischia di impoverire e mortificare il già precario spazio sempre più ristretto della cultura letteraria italiana.
Mi chiedo: sono proprio dannosi questi libroidi? Secondo alcuni esperti del mercato librario bisogna evitare di demonizzare questo genere di narrativa popolare, perché, affermano, la loro vendita traina quella colta; con buona pace del dotto scrittore La Capria.
Nessun commento:
Posta un commento