In psicologia il rimorso è considerato uno
stato d’animo che la maggioranza delle persone prova durante la vita, prende
origine dalla certezza di aver adottato un comportamento scorretto contro uno
specifico codice morale ed è, come esito finale, l’ingresso del senso di colpa.
Il
rimorso, e la successiva evenienza di provare senso di colpa, rappresenta uno
stato d’animo forse di stare bene che può collegarsi a una condizione di salute
psicologica.
Entrambi, rimorso e senso di colpa, sono
emozioni che arrivano dalla certezza di aver adottato un comportamento
inadeguato e, quindi, inducono la persona a correggere il proprio agire.
Per
quanto odioso possa essere, il rimorso è quell'emozione che ci sollecita a
riconsiderare di nuovo il nostro comportamento o le nostre scelte, a saggiare
empatia con le persone cui abbiamo semmai procurato danno e a riallineare il
nostro modo d’agire a valori e principi che presumiamo essere giusti.
Inteso
in questo senso, il rimorso ci solleciterebbe a meditare su noi stessi e a
valutare tutto ciò che facciamo da una opinione diversa o che avevamo messo da
parte.
Pertanto, secondo la psicologia il rimorso è
un’emozione di grande interesse connessa alla integrazione, all'autocoscienza e
alla organizzazione della personalità.
Tuttavia non tutte le persone hanno la
capacità di provare rimorso. Queste persone, - definite dalla psicopatologia
“personalità sociopatiche” - infatti, oltre le loro prove tangibili sul piano
comportamentale, sono caratterizzate da una specifica inadeguatezza di provare
rimorso, senso di colpa o empatia per le sofferenze altrui.
Vi
sono altre persone che coltivano nel proprio animo per molto tempo il
risentimento per vari motivi. Spesso alcuni adulti si portano dietro sentimenti
del genere risalenti all'infanzia, impressi nella mente in modo
particolareggiato. Può riguardare un caso per esempio di mancanza d’affetto da
parte dei genitori, come rifiuto da parte dei compagni o di un insegnate, o di
una ingiustizia o crudeltà subita da
parte di adulti, e di altre esperienze dolorose. Chi custodisce nell'animo simili risentimenti, rinnova spesso nella mente
quegli episodi, e il fenomeno può continuare anche quando la persona che ha
recato l’offesa non esiste più.
Non ha
alcuna importanza se questi sentimenti potevano avere una plausibile
giustificazione al tempo in cui ebbe luogo la tragica esperienza: il motivo è
che portarseli nell'intimo causa dei costi fisici ed emotivi molto pesanti.
Quando si conservano nello scrigno mentale tali sentimenti, la prima azione che
bisogna riconoscere è che fonte ultima del nostro stress siamo noi, e nessun
altro.
L’eccesso di rimorsi, tuttavia, è interpretato
come un segnale di diversi scompensi nell'equilibrio psichico della persona,
può associarsi a numerose psicopatologie quali, a esempio, ossessive
compulsive, con gli acquisti in modo infrenabili e macchinabili (sempre seguiti dall'immancabile rimorso) e dare forma ad eccessivi sensi di colpa immotivati.
È un
bene essere consapevoli delle proprie responsabilità, ma ciò non deve dare il
via a un processo estremo e irrealistico, proprio perché un rimorso continuo
costituisce un serio ostacolo alla nostra crescita psicofisica.
Nella
gestione dell’emozione del rimorso, il giusto apporto della ragione ci viene in
soccorso, aiutandoci a trovare una via di mezzo tra il senso di colpa
autolesionistico e la totale responsabilità delle proprie azioni.
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