martedì 7 aprile 2015

L'INVIDIA, UNA EMOZIONE DA GESTIRE

 Nella società tecnologica, come la nostra contemporanea, in cui l’individualismo è l’icona, segno visivo di una realtà esterna, caratterizzata da egoismo, da eccessiva considerazione di sé, l’invidia trova terreno fertile per alimentarsi e svilupparsi.
 Che cosa è l’invidia? Tralasciando le teorie bioneurologiche, dal punto di vista psicologico l’invidia è un’emozione spiacevole, spesso penosa, caratterizzata di inferiorità, ostilità e risentimenti che ha origine dalla presa di coscienza che un’altra persona o un gruppo di persone posseggano un bene ambito – oggetto, posizione sociale, titolo o qualità professionale. Insomma, è una motivazione, un desiderio di qualcosa posseduta da un altro. Dal punto di vista sociale, l’acido corrosivo dell’invidia distrugge il tessuto sociale.
  L’invidia è un sentimento noto sin dall’antichità e su di essa si è riflettuto e scritto molto. Tra le tante testimonianze, qui riporto in sintesi l’intervento dell’Apostolo Paolo che si lamentava di alcuni che << predicano Cristo anche per invidia e per rivalità>> Filippesi 1:15,18 e l’incontro di Dante con gli invidiosi (43-72) del XIII Canto del Purgatorio. Il poeta è molto colpito dalla pena degli invidiosi, tanto che non crede ci sia uomo così duro da non esserne commosso: infatti, quando li vede meglio è costretto a versare lacrime.
 Oggi, è importante ritornare a parlare dell’invidia, perché a differenza di altre emozioni negative (tristezza, angoscia, collera, vergogna, disagio) che oscurano la nostra parte razionale (che però non vanno eliminate ma gestite)  è un sentimento che danneggia tutti, chi la prova e chi la subisce.
   Se, quindi, è un’emozione sorretta da un mega e distruttivo egocentrismo, linvidia  amareggia l’esistenza. Ma non è tanto il voler avere ciò che l’altro possiede in talenti e qualità, è l’odio per quello che l’altra persona ha oppure rappresenta. La persona che invidia un’altra carismatica, ricca di passione e ingegno, amata da molti conoscenti del proprio ambiente, che fa le cose non per mettersi in mostra ma per piacere, non si accontenta di rodersi dentro, ma semina calunnia, desidera distruggere i pregi dell’altro. L’invidia si alimenta di risentimento. Si insinua nella pretesa che ciascuno ha di valere qualcosa a se stesso e agli occhi degli altri. La invidiosa sminuisce i successi altrui e li attribuisce alla fortuna o al caso o sostiene che siano frutto di ingiustizia. La professionalità e l’entusiasmo altrui sono fonte di personale frustrazione.
 Si può trasformare l’invidia o, in genere, un’emozione negativa in positiva? Secondo la psicologia si può, avendo a disposizione grande forza di volontà ed energia psichica per non identificarsi con l’emozione quando in modo autonomo s’instaura. A questo punto bisogna riconoscere la causa della sua presenza che non è esterna ma è tutta interna a noi, per cui per trasformarla e gestirla bisogna adottare una intensa e assidua meditazione (intesa quest’ultima come una profonda riflessione della mente atta a ricercare la ragione di questa autonoma e improvvisa intrusione).
                                                                           E. C.  
Didattica emozionale.

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