lunedì 7 marzo 2016

UN ROMANZO NON PUO' CURARE L'UOMO

In quel meraviglioso universo che è l’editoria nascono sempre nuove idee. Come conciliare, però, la passione dell’editoria di evasione con quella che pretende di stupire il lettore con qualche abbozzato mondo interiore del protagonista fatto di intricati viaggi verso l’inconscio e di tentativi di comprensione  di ispirazione psicoanalitica?
 Diamo per certo il dato che un libro di narrativa di vari premi letterari (quelli più importanti, come per esempio il premio Strega) fa molte vendite. È un po’ la regola della pubblicità; il marketing funziona e i profitti sono visibili. Non trascuriamo il vantaggio di un romanzo recensito o letto dai giurati o dai critici accreditati prima delle persone e l’hanno giudicato in grado di cambiare in toto l’animo umano. A volte indipendentemente dalla validità del testo. E non l’ultimo, il cosiddetto “caso letterario” un genere di romanzo a metà tra la narrazione e i consigli per i lettori per come ritrovare una “sana forma”. A questo punto chiudiamo la succinta disamina delle scelte editoriali proferendo che gli addetti ai lavori offrono un ampio ventaglio di generi di romanzi, poi, sul mettersi d’accordo sulla validità dei vari prodotti creativi ci pensa esclusivamente il mercato.
 Passando, ora doverosamente la palla agli scrittori, diremo che la stragrande maggioranza della variegata famiglia è concentrata sui dettami della psicologia comportamentale dell’uomo. Molto spesso, infatti, nella lettura di numerosi lavori abbiamo rivelato che gli autori sono letteralmente ossessionati da come gli esseri umani amano e odiano, discutono, litigano, stringono accordi, raccontano bugie e cercano di fare ordine in quel caos che è la quotidianità ordinaria, dove accadono gli eventi più emozionanti, più profondi, più straordinari.
 Ma uno scrittore non attinge materiale informativo dal suo mondo interiore o da quello di altri, anche se è uno psicologo o uno psichiatra.
 Chi scrive racconti, brevi o lunghi, non può pensare professionalmente  alle persone e alle loro motivazioni perché più che un lavoro letterario produrrebbe un saggio di psicopatologia, e quindi, sarebbe un vero fallimento. Tuttavia bisogna riconoscere che gli scrittori lavorano ogni giorno sui problemi umani esattamente come fanno gli psicoterapeuti, ma non hanno soluzioni idonee per far recuperare energie psichiche  spese dagli uomini nel vano tentativo di dare un senso alla disperazione, all’impotenza, al dolore, alla fragilità della loro anima.
 Condizionati dai media, però, molti lettori sostengono di trovare soluzioni ai problemi dei loro mali  esistenziali in certi libri. È la medicina, invece, che cura un essere umano sofferente e non la letteratura. I romanzi, infatti, sono generi di scrittura creativa che appartengono allo svago, all’intrattenimento, non alla terapia. Si compra e si legge un romanzo per dare alla mente nuovo nutrimento creativo, nuova linfa vitale per esplorare la natura umana o ambienti lontani, serve ben altro per far sprigionare maggiore energia di vita.

 Con buona pace di tutti quelli che credono che il mondo giri tutto intorno ai premi letterari prestigiosi, alle recensioni o ai loro progetti di marketing. 

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