In
quel meraviglioso universo che è l’editoria nascono sempre nuove idee. Come
conciliare, però, la passione dell’editoria di evasione con quella che pretende
di stupire il lettore con qualche abbozzato mondo interiore del protagonista
fatto di intricati viaggi verso l’inconscio e di tentativi di comprensione di ispirazione psicoanalitica?
Diamo per certo il dato che un libro di
narrativa di vari premi letterari (quelli più importanti, come per esempio il
premio Strega) fa molte vendite. È un po’ la regola della pubblicità; il marketing
funziona e i profitti sono visibili. Non trascuriamo il vantaggio di un romanzo
recensito o letto dai giurati o dai critici accreditati prima delle persone e
l’hanno giudicato in grado di cambiare in toto l’animo umano. A volte
indipendentemente dalla validità del testo. E non l’ultimo, il cosiddetto “caso letterario” un genere di romanzo a
metà tra la narrazione e i consigli per i lettori per come ritrovare una “sana forma”. A questo punto chiudiamo la
succinta disamina delle scelte editoriali proferendo che gli addetti ai lavori
offrono un ampio ventaglio di generi di romanzi, poi, sul mettersi d’accordo
sulla validità dei vari prodotti creativi ci pensa esclusivamente il mercato.
Passando, ora doverosamente la palla agli
scrittori, diremo che la stragrande maggioranza della variegata famiglia è
concentrata sui dettami della psicologia comportamentale dell’uomo. Molto
spesso, infatti, nella lettura di numerosi lavori abbiamo rivelato che gli
autori sono letteralmente ossessionati da come gli esseri umani amano e odiano,
discutono, litigano, stringono accordi, raccontano bugie e cercano di fare
ordine in quel caos che è la quotidianità ordinaria, dove accadono gli eventi
più emozionanti, più profondi, più straordinari.
Ma uno scrittore non attinge materiale
informativo dal suo mondo interiore o da quello di altri, anche se è uno
psicologo o uno psichiatra.
Chi scrive racconti, brevi o lunghi, non può
pensare professionalmente alle persone e
alle loro motivazioni perché più che un lavoro letterario produrrebbe un saggio
di psicopatologia, e quindi, sarebbe un vero fallimento. Tuttavia bisogna
riconoscere che gli scrittori lavorano ogni giorno sui problemi umani
esattamente come fanno gli psicoterapeuti, ma non hanno soluzioni idonee per
far recuperare energie psichiche spese
dagli uomini nel vano tentativo di dare un senso alla disperazione,
all’impotenza, al dolore, alla fragilità della loro anima.
Condizionati dai media, però, molti lettori
sostengono di trovare soluzioni ai problemi dei loro mali esistenziali in certi libri. È la medicina,
invece, che cura un essere umano sofferente e non la letteratura. I romanzi,
infatti, sono generi di scrittura creativa che appartengono allo svago, all’intrattenimento,
non alla terapia. Si compra e si legge un romanzo per dare alla mente nuovo
nutrimento creativo, nuova linfa vitale per esplorare la natura umana o
ambienti lontani, serve ben altro per far sprigionare maggiore energia di vita.
Con buona pace di tutti quelli che credono che
il mondo giri tutto intorno ai premi letterari prestigiosi, alle recensioni o
ai loro progetti di marketing.
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