L’uomo
contemporaneo è in continua ricerca di sensazioni roboanti e sempre più intese,
simili a una esplosione emozionale: il suo fine è quello di essere
profondamente emozionato in ogni azione quotidiana. Egli ricerca le emozioni soprattutto
perché sembrano validi mezzi psichici per essere se stesso. Per la
realizzazione personale, chiavi per dare accesso a una vita ricca, autentica,
pienamente umana.
Questo comportamento di manifesta apertura
dipende dal fatto che l’essere umano,a differenza di un tempo lontano, non ha
più paura delle emozioni. Lui ha imparato a riconoscere, gestire e lasciarle
esprimere non solo le buone ma anche le più cattive. Ha compreso che bisogna
ascoltare le proprie emozioni, accettarle e accogliere favorevolmente i loro
suggerimenti senza pregiudizi.
Se, quindi, per l’uomo della nostra società
attuale il fine ultimo è quello di essere continuamente emozionato; dal punto
di vista morale lui sostiene la tesi che ognuno di noi deve liberare le proprie
emozioni, con il risultato che i rapporti affettivi si disgregano, il rigore e
l’ordine lasciano spazio al caos e all’eccelso emotivo, sostengono alcuni
studiosi. Per cui, secondo il loro punto di vista alcuni risultati di questa
impostazione sono sotto gli occhi di tutti sul piano della affettività e della
vita sentimentale dei soggetti contemporanei: legami di vari tipo fragili,
storie sentimentali instabili, i rapporti tra parenti evanescenti e così via.
Ma il bisogno di sentire le vibrazioni emotive
prevale sulla necessità di tenerle nascoste. Lo scopo dell’uomo contemporaneo non
è quello di liberarsi dalle emozioni, ma liberarle dai secolari lacci e
laccioli pregiudizievoli.
Nell’epoca postmoderna, infatti, il progetto
individualista messo in atto non aspira più a svincolarsi dalla libertà dei
costumi, a conquistare libertà pubbliche, ma ottenere il diritto di manifestare
il proprio stato sentimentale. Ciò risulta evidente sul piano sociale, poiché
insieme ai tempi sono cambiati anche i costumi e le idee. Se in tempi remoti la
società esercitava una sorta di censura per le emozioni in genere, adesso
l’uomo dei nostri giorni pretende l’esatto contrario. In entrambi i casi con
qualche forzatura, naturalmente.
La richiesta di liberazione si può interpretare,
secondo alcuni studiosi, come un’insurrezione contro un ordine plurisecolare.
L’emozione non è qualcosa che bisogna temere, l’alterazione del respiro, il
rossore, i sudori freddi, i brividi, i tremori vanno al contrario ricercati e
coltivati, proclamando che non bisogna aver timore né nascondere le proprie
emozioni, l’uomo attuale rompe un tabù vissuto per cinque secoli nella cultura
occidentale.
Ma la liberazione non avviene a tutte le
emozioni. Sembra, infatti, che la liberazione sia selettiva. L’uomo predilige certe
emozioni e su altre si riserva o proibisce l’uso, ristabilendo così di fatto usurate norme di comportamento. Per
cui nelle relazioni professionali bisogna mostrarsi simpatici, rilassati, brillanti,
informati. In pubblico non è ammesso mostrarsi tristi o malinconici; anche la
collera va tenuta sotto controllo.
Per una simile selezione non esiste un modello
universale. Ora per dare un seguito a quanto su detto, introduco in
sintesi una distinzione tra due tipi di emozioni. Secondo il pensiero del filosofo francese
Michel Lacroix ci sono due polarità ben differenziate nella vita emotiva. La
prima rappresenta le<<Emozioni-shock>>, la seconda le <<Emozioni-conteplative . Le emozioni-shock ricercano sensazioni
forti. L’uomo ha bisogno di perdere o ridurre la lucidità della mente da
attività isteriforme, di sbalordire da idee inedite e potenti. La sua vita è
fatta di azione, di movimento. Le emozioni- contemplative sono, invece, sentimenti
talmente pacati, che sembrano ben lontani dalle nostre quotidiane
abitudini. Siamo ancora capaci di vibrare per cose semplici e naturali? Un
tramonto, un quadro, una poesia non ci lasciano spesso indifferenti?
Indubbiamente l’uomo contemporaneo per
sentirsi vivo ha bisogno di esperienze sfrenate, di avventure estreme, di
musica frenetica, di atti violenti, di velocità, che sono tutti gli ingredienti della nostra vita emozionale
stravolta, insomma da emozioni-shock.
Tuttavia, l’emozione contemplativa non è
destinata a scomparire, in quanto si metabolizza nell’interiorità e se
l’esperienza è stata positiva, rinascerà ad ogni evocazione, come un ricordo
durevole.
Liberiamo e riabilitiamo le nostre emozione,
dunque, senza paure o censure, perché la loro
corretta conoscenza può darci energie e slancio psicofisico, contribuire
al conseguimento del bene morale umano e, soprattutto, alla conoscenza del
fatto che la loro soppressione danneggia seriamente la nostra salute mentale.
E.C.
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