Nella
normale attività quotidiana, ognuno di noi ha sperimentato, almeno una volta
nella sua vita, di aver dimenticato, per esempio, dove ha messo le chiavi della
macchina prima di uscire per andare a lavorare oil nome dell’autore di un
romanzo letto durante le vacanze estive al momento di citarlo a degli amici. Di
solito questi vuoti temporanei di memoria non avvengono per caso.
Dai neuro scienziati abbiamo da tempo appreso
che nell’intricate rete dei circuiti neuronali del nostro cervello negli anni
abbiamo immagazzinato una vastissima quantità e varietà di nozioni. Ma a volte,
quando vogliamo richiamare quella nozione specifica (es: le chiavi o il nome
del romanziere) per risolvere il nostro problema del momento, un corto circuito
ci impedisce di tirala fuori.
In psicologia questi corti circuiti neuronali
li chiamano <<blocchi mentali>>.
Il più conosciuto è quello emotivo. Tra i tanti, il più comune è quello
generato dalla paura, che come ben sappiamo, ci blocca, ci toglie ogni facoltà
ragionativa. Oltre alla paura, vi sono altre cause comuni e conosciutissime dal
maggioranza delle persone come l’ansietà o una live preoccupazione, che possono
generare un blocco emotivo.
Pare abbastanza ovvio ora dire che i blocchi
emotivi non si verificano soltanto quando ci troviamo di fronte a situazioni di
stress emotivo (paura, ansia e altre), ma possono essere anche una risposta a
una improvvisa e inaspettata buona
notizia, talmente utile da sembrare incredibile (esempio: una vincita
milionaria). In questo particolare caso, dopo un periodo più o meno lungo per
assimilare l’evento, l’interessato può avvertire un senso di confusione
mentale, una mancanza della motilità volontaria oppure continuare le sue
normali attività quotidiane, come se il fatto non fosse accaduto.
È chiaro che vi sono esseri umani più
attrezzate psicologicamente ad affrontare le varie situazioni. Per cui in
alcune persone un evento traumatico può generare un blocco emotivo, in altre
viene percepito con una cosa naturale in quanto non ha la stessa influenza
negativa.
Per nostra esperienza sappiamo che più o meno
tutti abbiamo subito piccolo o grandi traumi psichici, e superare un blocco in
seguito a un trauma psicologico non ci pare
sempre un intervento dei più semplici, tanto più che le nostre frenetiche
attività quotidiane non ci lasciano il tempo minino necessario di sostare ad
analizzare e capire gli eventi della nostra vita – molti dei quali negativi –
che ci hanno segnato in profondità, escludendo la possibilità di godere un buon
stato di salute psicofisico e di percepire una serenità interiore.
Tuttavia nel normale svolgimento del nostro
percorso terreno vi sono spesso blocchi emotivi generati da emozioni, - alcune
pericolose per la nostra salute psicofisica – di cui bisogna conoscere i meccanismi perversi, per
realizzarle in altre forme e liberarcene. Certo risolvere una qualsiasi
situazione non significa cambiare in toto la persona, affinché si sciolga ogni
riserva è necessario fare un vero cambiamento interiore.
Chi, quindi, ha attraversato un’esperienza
dolorosa generata da un trauma emotivo (es: un lutto), ed è riuscito ad andare
avanti, sa che ci si può dare forza, scoprendo che la disperazione, la
fragilità, la paura convivono in ogni essere umano a fianco del coraggio e
della determinazione a vivere.
Va da sé che ognuno di noi ha la personalità,
i modi di affrontare le storie passate,
per cui il dolore psichico e i comportamenti saranno differenti da quelli di qualsiasi
altra persona anche degli altri membri della famiglia. Alcuni superano il
trauma in breve tempo, altri lo portano nel loro quotidiano, alcuni ne
risentono profondamente, altri diventano più maturi, più aperti verso nuove
esperienze.
Allora, se noi abbiamola la forza di scaricare
l’energia negativa che si è formata dentro in nostro corpo formando blocchi
emotivi, possiamo anche trasformarla in uno strumento di crescita.
I ricercatori delle neuroscienze, infatti,
hanno scoperto che se noi ci mettiamo in uno stato emotivo positivo come felicità,
serenità, gioia sostenuto e stimolato dalla motivazione ad agire, ciò può
accrescere la creatività, e non solo, dicono altri studiosi, perché anche le emozioni negative
come tristezza e depressione possono essere catalizzatori per la creatività.
Indipendentemente, dunque, dalla valutazione
dei nostri stati interni (positivi o
negativi) possiamo essere originali, creativi
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