È proprio vero che le emozioni non finiscono mai.
L’ultima è dovuta alla pubblicazione del libro di Enrico Castrovilli intitolato Dal mondo delle emozioni, Libellula Editore, 2017.
Un mondo di emozioni appunto: nel libro c’è una
panoramica di tutte le “emozioni” e dice Castrovilli: “Ho cercato, per quanto
ciò è possibile o realizzabile, di analizzare e di prendere spunti dai molti e
variegati aspetti dell’argomento, mettendoli in relazione con i miei interessi
scientifici, letterari e umani.”…”Intese come impulsi ad agire, le emozioni
sono una componente della vita umana indispensabile per tutti”.
Sono nel nostro DNA e “Si ritiene che quanto più si è
a stretto contatto con le proprie emozioni, tanto più si è abili nel leggere i
sentimenti altrui e comprenderli” (Empatia).
“Le emozioni, infatti, sono alla base del
comportamento individuale e sociale e anche l’apprendimento ne è condizionato”.
Sono tutte citazioni prese dalla “Premessa” del libro
e sono tutte condivisibili.
E allora le “emozioni” così come analizzate e
variamente considerate e classificate dal punto di vista delle neuroscienze,
psicologico, pedagogico, letterario sono tutte da leggere.
Vi è molta sapienza nel considerare le varie emozioni.
Bisogna distinguere le emozioni positive e quelle negative. Per esempio, quando
la solitudine è vissuta in senso positivo è una volontaria scelta e viene
accettata pensando più alle soluzioni invece di logorarsi rimuginando sui
problemi. È bene creare dei modelli positivi dentro di sé. Quindi la solitudine
è “innocua” quando è voluta, negli altri casi è dannosa perché l’uomo è un
animale sociale.
Chi ha relazioni sociali appaganti è più forte, rende
il suo sistema neuro-biologico più reattivo alzando le difese immunitarie e
migliorando il profilo ormonale e metabolico.
Quindi non si può dire che la solitudine sia un
fattore di rischio certo.
Dice Castrovilli a pag. 41 che l’emozione della
solitudine nel suo aspetto positivo è un atto preparatorio per comunicare con
gli altri, un incontro costruttivo col proprio sé che dilata il proprio animo e
dispone meglio ai rapporti con gli altri.
Le attività umane che impegnano attivamente le facoltà
mentali necessitano di solitudine. Si pensi allo studio, la lettura, la
scrittura, la riflessione, l’introspezione che servono pure alla propria
“creatività”.
Castrovilli considerando la solitudine leopardiana dice
che essa innesca sentimenti attivi, produttivi, non diviene psicopatologica, ma
rientra nei limiti di una emozione elegiaca.
La solitudine è uno stato d’animo ineliminabile della
condizione umana. Per il Leopardi è una compagna fedele e sorgente di
sofferenze purtuttavia è stimolo di sviluppo dell’interiorità e
dell’individualità personale nel tentativo di uscire da se stessi e di
incontrare l’altro da sé. Tentativo che riesce a livello romantico-sentimentale
superando l’arido razionalismo illuministico.
Anche la malinconia è un’emozione positiva perché non
blocca le iniziative personali in quanto è antitetica alla depressione. Anzi il
malinconico ha una capacità immaginativa più sviluppata degli altri e, quindi,
è un “creativo”.
Basta pensare a numerosi scrittori, poeti, pittori,
musicisti come Leopardi, Saba, Van Gogh, Proust, Baudelaire, Schopenhauer che
hanno fatto della loro malinconia un febbrile ambiente di produzione artistica.
Nel tempo il termine malinconia si specifica in
significati distinti. Nella cultura medica, in particolare sotto l’egida del
padre della psicanalisi, Freud, la malinconia indica un disturbo psicologico
grave caratterizzato da una mancanza di fiducia in se stessi e sfocia nella
depressione.
Ma in generale l’aspetto positivo della malinconia
prevale sull’aspetto negativo.
Penso di aver interpretato bene il pensiero di
Castrovilli, ma se uno vuole approfondire personalmente il mondo delle emozioni
deve accostarsi al libro e suggere le suggestioni che più lo appagano, lo
informano, lo dilettano.
La vera letteratura è tale se, come indicano gli
antichi maestri, riesce a docere, movere,
dilectare, cioè ad insegnare, commuovere e procurare piacere.
L’opera di Castrovilli si inserisce in questo filone
ed è quindi utile dal punto di vista psicologico, pedagogico, letterario ed
esistenziale. Aiuta a capirsi e a capire…e aiuta a vivere con coraggio, quando
dice, per esempio, che per gestire le proprie emozioni bisogna appoggiarsi
sull’aiuto degli altri, ma anche farsi forza da se stessi.
È indicativa una frase di un noto allenatore pugliese
che al cospetto della “psicologia” di Herrera rispose ad un giornalista così:
“La psicologia è roba da ricchi, la grinta è roba da poveri”.
Bene, Castrovilli mette insieme la “psicologia” e la
“grinta” alla portata di tutti con questo libro.
Sono tutti da leggere i brani della seconda parte che
offrono le emozioni attraverso dei racconti letterariamente ben riusciti che
rappresentano emozioni “dal vivo” a partire da situazioni e personaggi
“concreti”.
Emozioni con le loro sfumature e variazioni che fanno
capo alle principali famiglie emozionali fondamentali che secondo Goleman si
riferiscono alla Collera, Tristezza, Paura, Gioia, Amore, Sorpresa, Disgusto,
Vergogna.
Questi racconti non sono semplici “narrazioni”, ma
sono una poesia di racconti e
costituiscono una delle più grandi “emozioni” del libro.
Francesco Recchia
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