giovedì 6 aprile 2017

LE EMOZIONI NON FINISCONO MAI

È proprio vero che le emozioni non finiscono mai. L’ultima è dovuta alla pubblicazione del libro di Enrico Castrovilli   intitolato Dal mondo delle emozioni, Libellula Editore, 2017.
Un mondo di emozioni appunto: nel libro c’è una panoramica di tutte le “emozioni” e dice Castrovilli: “Ho cercato, per quanto ciò è possibile o realizzabile, di analizzare e di prendere spunti dai molti e variegati aspetti dell’argomento, mettendoli in relazione con i miei interessi scientifici, letterari e umani.”…”Intese come impulsi ad agire, le emozioni sono una componente della vita umana indispensabile per tutti”.
Sono nel nostro DNA e “Si ritiene che quanto più si è a stretto contatto con le proprie emozioni, tanto più si è abili nel leggere i sentimenti altrui e comprenderli” (Empatia).
“Le emozioni, infatti, sono alla base del comportamento individuale e sociale e anche l’apprendimento ne è condizionato”.
Sono tutte citazioni prese dalla “Premessa” del libro e sono tutte condivisibili.
E allora le “emozioni” così come analizzate e variamente considerate e classificate dal punto di vista delle neuroscienze, psicologico, pedagogico, letterario sono tutte da leggere.
Vi è molta sapienza nel considerare le varie emozioni. Bisogna distinguere le emozioni positive e quelle negative. Per esempio, quando la solitudine è vissuta in senso positivo è una volontaria scelta e viene accettata pensando più alle soluzioni invece di logorarsi rimuginando sui problemi. È bene creare dei modelli positivi dentro di sé. Quindi la solitudine è “innocua” quando è voluta, negli altri casi è dannosa perché l’uomo è un animale sociale.
Chi ha relazioni sociali appaganti è più forte, rende il suo sistema neuro-biologico più reattivo alzando le difese immunitarie e migliorando il profilo ormonale e metabolico.
Quindi non si può dire che la solitudine sia un fattore di rischio certo.
Dice Castrovilli a pag. 41 che l’emozione della solitudine nel suo aspetto positivo è un atto preparatorio per comunicare con gli altri, un incontro costruttivo col proprio sé che dilata il proprio animo e dispone meglio ai rapporti con gli altri.
Le attività umane che impegnano attivamente le facoltà mentali necessitano di solitudine. Si pensi allo studio, la lettura, la scrittura, la riflessione, l’introspezione che servono pure alla propria “creatività”.
Castrovilli considerando la solitudine leopardiana dice che essa innesca sentimenti attivi, produttivi, non diviene psicopatologica, ma rientra nei limiti di una emozione elegiaca.
La solitudine è uno stato d’animo ineliminabile della condizione umana. Per il Leopardi è una compagna fedele e sorgente di sofferenze purtuttavia è stimolo di sviluppo dell’interiorità e dell’individualità personale nel tentativo di uscire da se stessi e di incontrare l’altro da sé. Tentativo che riesce a livello romantico-sentimentale superando l’arido razionalismo illuministico.
Anche la malinconia è un’emozione positiva perché non blocca le iniziative personali in quanto è antitetica alla depressione. Anzi il malinconico ha una capacità immaginativa più sviluppata degli altri e, quindi, è un “creativo”.
Basta pensare a numerosi scrittori, poeti, pittori, musicisti come Leopardi, Saba, Van Gogh, Proust, Baudelaire, Schopenhauer che hanno fatto della loro malinconia un febbrile ambiente di produzione artistica.
Nel tempo il termine malinconia si specifica in significati distinti. Nella cultura medica, in particolare sotto l’egida del padre della psicanalisi, Freud, la malinconia indica un disturbo psicologico grave caratterizzato da una mancanza di fiducia in se stessi e sfocia nella depressione.
Ma in generale l’aspetto positivo della malinconia prevale sull’aspetto negativo.
Penso di aver interpretato bene il pensiero di Castrovilli, ma se uno vuole approfondire personalmente il mondo delle emozioni deve accostarsi al libro e suggere le suggestioni che più lo appagano, lo informano, lo dilettano.
La vera letteratura è tale se, come indicano gli antichi maestri, riesce a docere, movere, dilectare, cioè ad insegnare, commuovere e procurare piacere.
L’opera di Castrovilli si inserisce in questo filone ed è quindi utile dal punto di vista psicologico, pedagogico, letterario ed esistenziale. Aiuta a capirsi e a capire…e aiuta a vivere con coraggio, quando dice, per esempio, che per gestire le proprie emozioni bisogna appoggiarsi sull’aiuto degli altri, ma anche farsi forza da se stessi.
È indicativa una frase di un noto allenatore pugliese che al cospetto della “psicologia” di Herrera rispose ad un giornalista così: “La psicologia è roba da ricchi, la grinta è roba da poveri”.
Bene, Castrovilli mette insieme la “psicologia” e la “grinta” alla portata di tutti con questo libro.
Sono tutti da leggere i brani della seconda parte che offrono le emozioni attraverso dei racconti letterariamente ben riusciti che rappresentano emozioni “dal vivo” a partire da situazioni e personaggi “concreti”.
Emozioni con le loro sfumature e variazioni che fanno capo alle principali famiglie emozionali fondamentali che secondo Goleman si riferiscono alla Collera, Tristezza, Paura, Gioia, Amore, Sorpresa, Disgusto, Vergogna.
Questi racconti non sono semplici “narrazioni”, ma sono una poesia di racconti e costituiscono una delle più grandi “emozioni” del libro.


Francesco Recchia

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