Secondo
gli psicologi nella società contemporanea vi sono forme di dubbio patologico
piuttosto comuni ( le prenderemo in considerazione di seguito); per altri
studiosi, invece, il dubitare è abbastanza legittimo. Anzi, aggiungono, è
basilare, constatato che è proprio sul bagaglio culturale del dubbio si è
inserita la tradizione filosofica e scientifica dell’occidente. E il Cogito ergo sum di cartesiana memoria ne
è il testimone indiscusso. E concludono dicendo che chi non fa domande, non
giunge mai ad alcuna scoperta. Oltre al dubbio rimangano solamente il
fanatismo, il dogma, la massima.
Certamente, un dubbio è di questa natura
proprio perché non vi è nessuna certezza, perciò in nessun caso il dubbio deve
recare una condanna, difatti persino la nostra tradizione giuridica si fonda
sulla presunta innocenza.
In breve, un dubbio è un dubbio, e come tale
può restare indefinitamente. È legittimo, anzi sano averne e non implicare
alcuna presa di posizione. Senza schierarsi, non esiste contrapposizione e
dunque non ha senso nessuno scontro. Tra i dubbiosi ci può essere confronto
sincero, fecondo e aperto, proprio perché nessuno ama restare tra color che son sospesi. I processi
naturali mirano in modo naturale a una risoluzione. Come un macigno che rotola
giù dal colle, e prima o poi si arresta,
così il dubbioso ama cercare di capire, perché vuole risolvere e trovare
sollievo rispetto all’ansia dell’incertezza.
Gli psicologi, invece, sostengono che la predisposizione dell’essere umano a trovare
una spiegazione razionale a ogni problema, anche a domande da tralasciare per
la loro assurdità , può diventare una insidia molto pericolosa.
Cercare, infatti, di dare una risposta logica
a un dubbio è come spalancare l’uscio, andare oltre l’ingresso, per poi
trovarsi di fronte ad altre due porte con il bisogno di sceglierne una, di
conseguenza aprirla, superarne la soglia, per trovarne di fronte altre tre, poi
cinque, poi sette e così via.
Accade ciò in quanto ogni risposta razionale a
un dubbio, che non può essere districato razionalmente, nascono senza sosta
altre domande la cui risposta genera altrettanti punti interrogativi,
incrementando un circolo vizioso infinito. Logico esito: arresto totale
dell’individuo nella sua vita quotidiana.
Un dubbio spesso frequente negli adolescenti,
ad esempio, è quello riguardante l’inclinazione alla sfera
sessuale:<<Sono etero, omo o bisessuale?>>. È chiaro che la risposta a questo dubbio è
insita nelle sensazioni avvertite di fronte ad uno dello stesso sesso o di
fronte ad una donna e non tanto nelle argomentazioni.
Va da sé che cercare di far chiarezza sulle
proprie naturali tendenze sessuali proietta oscure ombre e alimenta i dubbi. Si
tratta di un circolo vizioso tra pensieri e sensazioni che complica il problema
invece di risolverlo.
Il soggetto, cascato nel suo stesso tranello,
è di solito portato a cercare ulteriori prove sul proprio genere sessuale,
persino a mettere in pratica veri e propri esperimenti per verificare l’effetto
su di sé, producendo ulteriori incertezze e confusioni, nella maggioranza dei
casi accompagnate da “sensazioni di colpa o di disagi”., (G. Nardone, G. De
Santis, Cogito Ergo soffro, Ponte alle Grazie, 2011).
Un altro esempio di un sofferto cammino
dell’individuo succube del dubbio, è in rapporto con la volontà e l’impegno di
respingere razionalmente pensieri insinuatisi arbitrariamente che inquietano la
tranquillità mentale. In questa circostanza la lotta è tra il pensiero e il pensare: cioè, tramite il pensare ragionevolmente
si tenta di invalidare un pensiero illogico o semplicemente fuori luogo.
Per concludere possiamo dire che il dubbio è
normale, anzi possiamo aggiungere che può essere considerato un elemento sano,
saggio, proprio perché indicatore di persona matura, che sa riflettere su
quello che le sta accadendo, che sta facendo e si interroga sua quale sia il
gesto, l’aspetto e/o la risposta più adeguata.
Il fatto importante è come sempre
l’equilibrio: il dubbio “sano” spinge a riflettere e a trovare una soluzione
soddisfacente.
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