Ho
ricevuto in dono il libro del defunto scrittore salentino Nino Pinto, una raccolta di agili versi, portati alla luce dal
prefatore con l’intento di “familiarizzare con un canto di singolare
suggestione e intensità” pagg.9,10.
Noto al grande pubblico di Prato (Firenze),
città d’adozione dove aveva trascorso la maggior parte della sua esistenza come
insegnate prima e poi lessicografico, Nino Pinto nato a Lecce nel 1928 e morto
nella sua città natale il 6 aprile 2016, allievo del linguista Bruno Migliorini
e con cui si laureò nel 63 a Firenze, è autore di 19 raccolte di poesie e della sua
ultima fatica letteraria dal titolo Il RITORNO,
recuperata dalla sensibilità letteraria di Andrea Scardicchio e pubblicata da Genesi Editrice, 2017, pag. 224
Arricchito da una ottima Premessa dell’Editore
e dalla dotta Prefazione del Professore Andrea Scardicchio il libro si apprezza
per l’originalità, la schiettezza d’animo e la diversa tonalità delle emozioni, che sono
le ali su cui l’arte si abbandona.
Ed
è proprio il potere testimoniale della sincerità d’animo e dei toni emotivi
aperti, senza ombre dei suoi più intimi pensieri, a esprimersi nelle parole
scelte per descrivere una zampillante fonte interiore, che concede poco o nulla
alla distrazione di un io alle prese con i giochi del quotidiano o con le
ideologie del mondo. Ma al contrario, il lavoro di scavo diventa una sorta di
analizzatore-costruttore d’immagini illuminate di contenuti concreti su uno
sfondo di dignità e a volte di minuta serenità.
Al di là di questa breve nota introduttiva, IL RITORNO è davvero un libro
interessante non soltanto per la qualità intrinseca dell’opera, ma anche in virtù della
coerenza della visone poetica che ne ha contraddistinto l’ultimo tessuto
biografico dell’autore.
Ricco
di questa tensione interna, Pinto spinge il linguaggio a concretizzare e a
rendere manifesto tutto ciò che il cuore può dire. Aprirsi al mondo esterno
significa, soprattutto per l’autore, riconoscere di portare alla luce, di
comunicare la naturalezza dell’emozioni, di fare dei propri versi una forma di
messaggio e di dare un senso alla propria esistenza.
Entrare, quindi, in questo microcosmo così
ordinatamente costruito e pieno di luci e di ombre e dare un senso alle
possibili aperture bisogna certamente essere in consonanza con la voce
interiore dell’autore. Non solo. Per cogliere e rendere fluidi e visibili le sue intenzioni occorre
percorrere con pacata attenzione quelli
che appaiono i punti più importanti nel libro e le possibili chiavi di lettura.
Innanzitutto la scoperta di nuovi paesaggi
dell’anima, più veri. Di conseguenza la poesia acquista nuovi valori in cui
troviamo sentimenti ed emozioni di varia intensità emotiva. Leggiamo alcuni
esempi:
“È sospiro
d’anima
il ritorno.”.
E
di seguito:
“Strazia l’anima
la
lontananza”,
ancora;
“S’insedia
nell’anima
la
pena
del
distacco” .
Per Nino Pinto la poesia
dell’anima, pacata e silenziosa ma ferma, più che il grido afono di una
coscienza provocatrice è testimonianza del profondo malessere psichico dell’artista.
Seguendo
questa interpretazione, rileviamo che le emozioni sorgono ininterrottamente
come in un monologo, di verso in verso, con un ritmo serrato, con una voce
cristallina e dolce che invita a riflettere sulla desolante realtà offerta
all’occhio vigile dell’essere pensante. È il caso della gioia, emozione
fragile, che si riversa come un fiume nel mare:
“È gioia
che si comunica
il ritorno”.
Continuando la lettura
“È la
gioia tanto più viva
Che segue a un lungo dolore”
E
ancora.
“È
circonfusa
di poesia
la gioia
del ritorno”.
Infine:
“Sarà l’indicibile gioia
di muoversi senza catene”.
A
seguire:
“Sono passi di gioia
passi
che si avvicinano”.
A questo punto, per
aggiungere qualcosa alle prime
considerazioni, possiamo dire che la gioia è una emozione lieve che ci invita
vivamente a meditare con attenzione sul
mistero che avvolge la sfera
globale di tutte le esperienze di un
essere umano e, nel contempo, anche
sulla sua capacità di resistere alle
intemperie generate dalle tribolazioni, dalle paure, dai dolori della vita,
nonostante la sua fragilità.
Da
quanto detto possiamo affermare che Pinto appartiene alla grande schiera dei
poeti che credono nella poesia come mezzo di comunicazione delle emozioni
nelle
forme varie della vita vissuta dell’ambiente umano in cui operano.
Leggiamo qualche esempio. Per comunicare un
disagio esistenziale:
“È
sempre
in cammino
l’ansia
del
ritorno”.
“È
l’ansia
del
ritorno
che
non si fida”,
o attimi di serenità:
“Dà nuovo
slancio
la fiducia”,
oppure
la persona sofferente:
“Felicità
che
ha l’impatto
d’un dolore”.
La varietà tonale delle emozioni di
queste poesie è veicolata da un io poetico in un flusso interrotto di
sensazioni, piano e limpido.
Quest’ultima raccolta di poesie postume, dunque, testimonia la vocazione
di Nino Pinto a descrivere attraverso le parole sensazioni profonde, stati
d’animo, disagi esistenziali tramite una tastiera linguistica e compositiva
costantemente tenuta sotto il controllo di un io sobrio e rigoroso, di asciutta e serena
capacità meditativa.
Enrico
Castrovilli
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