Senza voler entrare nei complessi
meandri della neuroanatomia e dei numerosi livelli di funzioni cerebrali e né
nelle polemiche tra scienziati che
non si trovano d’accordo su cosa sia un’emozione e anzi i punti di vista sono
molteplici e spesso opposti, per noi in questo spazio è sufficiente rispondere
che, secondo Daniel Goleman,
psicologo, giornalista e studioso di fama internazionale nel campo
dell’intelligenza emotiva, le emozioni sono un’insieme di cambiamenti che il
corpo esperisce in risposta a stimoli esterni ed in base ad immagini mentali
che attivano uno specifico sistema cerebrale.
Con altre parole, le emozioni
sono sentimenti, con le
loro situazioni psicologiche e biologiche, che le caratterizzano, e inoltre con
una serie di tendenze naturali ad agire.
Pertanto le emozioni costituiscono
elementi insostituibili della vita umana, perché sono patrimonio genetico di
tutti e fanno parte del vivere quotidiano.
Alla luce dei risultati delle
attuali ricerche, è possibile una reale suddivisione delle emozioni in due
grandi categorie:
- Emozioni primarie, già presenti alla
nascita o di base; hanno un fondamento biologico.
- Emozioni secondarie, da adulti,
basate sulla formazione d’immagini mentali strutturate sulle emozioni della
fase iniziale.
Individuate le categorie
d’appartenenza, cercheremo ora di proporre, senza alcuna presunzione esaustiva,
una sintesi – perché vi sono moltissime emozioni con le loro sfumature e
variazioni - delle principali famiglie emozionali fondamentali individuate da
Goleman, ponendole a guida di un nostro prossimo lavoro di didattica
emozionale:
- Collera: ira,
risentimento, irritabilità, odio, violenza patologica.
- Tristezza: pena,
dolore, malinconia, solitudine, disperazione, depressione.
- Paura:
ansia,timore, tensione, spavento, terrore, fobia e panico casi psicopatologici.
- Gioia: felicità,
diletto, godimento, soddisfazione, capriccio, estasi, euforia.
- Amore:
accettazione, benevolenza, fiducia, gentilezza, devozione, infatuazione.
- Sorpresa: shock, stupore, meraviglia, trasecolamento.
- Disgusto: disprezzo,
sdegno, avversione, ripugnanza, schifo.
- Vergogna: senso di
colpa, imbarazzo, rammarico, rimorso, umiliazione, rimpianto, mortificazione,
contrizione.
A questo elenco l’autore
aggiunge alcune emozioni miste quali la gelosia, la speranza, il coraggio, la
fede, il perdono, l’invidia tra rancore e astio, e ancora altre.
Una variegata moltitudine di
emozioni, quindi, moti dell’animo che predispongono e regolano l’esistenza
umana. Ed è ciò che a noi occorre per le prossime ricerche.
L’obiettivo di regolare e/o modificare
condizionamenti interni ed esterni di una vita è un compito difficile, ma non
impossibile secondo alcuni addetti ai lavori. E allora perché non cercare attraverso l’apprendimento di mettere
le emozioni al servizio dell’educazione? Per Goleman è un argomento attuabile.
Tuttavia, aggiunge, bisogna
stabilire quando debba iniziare
l’insegnamento. Per alcuni studiosi deve iniziare sin dai primi anni di vita e
di affidare ai genitori il compito di sviluppare e fare acquisire le prime abilità emozionali essenziali,
naturalmente con l’aiuto di uno istruttore.
Superando la tradizionale
visione dell’educazione, che fa prevalere solo gli aspetti cognitivi a
discapito di quelli emozionali, essa permette di rivalutare l’idea della educazione
globale, fondata sul principio che l’attività educativa debba comprendere nel
suo insieme intelletto ed emozioni. D'altronde è noto che la persona non può
formarsi in modo completo se non si sviluppa coscientemente anche la sfera
emozionale e, viceversa, la sfera emozionale aiuta a completare la formazione
della persona,
A tale proposito Goleman parla di scuola e di programmi
scolastici. Secondo lo studioso, la strategia dell’educazione emozionale è
quella di non sovraccaricare di lavoro gli insegnanti creando una nuova
materia, ma di mescolare le lezioni sui sentimenti e sui rapporti
interpersonali con gli altri argomenti già oggetto d’insegnamento. E suggerisce
di fondere naturalmente le lezioni emozionali con materie quali lettura e
scrittura, educazione sanitaria, scienze e altre ancora.
Noi abbiamo scelto, come modello
didattico, il racconto breve o se preferite, bozzetto o exsemplum, ma la sostanza non
cambia. L’insegnamento dell’intelligenza emotiva ha un preciso progetto
educativo, l’alfabetizzazione emozionale, che, se è ben gestito, può produrre
effetti benefici a lungo termine, emozionali e sociali, nella
vita di chi
lo ha seguito. Argomento interessante questo, su cui ritorneremo.
Nessun commento:
Posta un commento