Nel
mondo degli affari, dell’individualismo e dei continui mutamenti, sembra
difficile, se non proprio impossibile, parlare di amicizia. Eppure, secondo la
psicologia, e non solo, l’amicizia riveste un ruolo importante in tutto l’arco
della nostra vita.
Certamente, nel percorso della vita di tutti
noi, le cose cambiano: i vecchi amici, conosciuti sui banchi di scuola o nei
giochi di quartieri, si allontanano per lavoro o per cambio di residenza;
promettono di rivedersi, poi nascono nuovi interessi, nuovi incontri e
finiscono per diventare degli estranei.
Benché s’ignori che questo distacco sia
temporaneo, o definitivo, ciò significa che in una esperienza caratterizzata da
un’intensa carica emotiva, così luminosa, come quella dell’amicizia, ci sono
evidenti tracce della fragilità.
Seguendo questo discorso, possiamo aggiungere
che l’amicizia è una relazione complessa che ha in sé il significato di uno
scambio infinito di pensieri e di ideali comuni, che continua anche quando non
ci si vede o non ci si sente più per questioni legate all'aver intrapreso
strade diverse. Detto da Borgna, il rapporto affettivo riprende ogni qualvolta
s’incontra una persona amica: l’abbraccio colma il vuoto dell’assenza e il
linguaggio del volto elimina il lungo silenzio e ritorna a essere linguaggio
della parola: riprende il dialogo apparentemente interrotto ma, in realtà, mai
perduto nei meandri del quotidiano. Ciò è reso possibile, secondo H. Bergson,
dalla differenza sostanziale tra il nostro tempo interiore, come fatto
psichico, o il tempo del vissuto, la cui prima qualità è la durata cioè
sequenza di atti senza interruzione, che non si slabbra, e nemmeno si frantuma
in mille rivoli, nonostante le continue intermittenze del tempo esteriore, fondato
sulla successione degli istanti, come sono registrati dall'orologio o dal
calendario.
Radicata, quindi, nella stessa natura di
esseri umani, l’amicizia come dialogo nel silenzio e nella parola scorre
riservata e sotterranea tra le persone amiche: lontane e vicine, assenti e
presenti, consapevoli che nell'ora del bisogno ci si possa essere presenti,
incontrarci, annullando ogni particolare interesse o emozione e ogni distanza.
Perciò, quando vi sono momenti di profonda crisi psicologica, l’amicizia diventa
un provvidenziale e insostituibile veicolo per traghettarci al di là della situazione di disagio psichico; e se è un
atto spontaneo di generosità, in ogni amicizia, recente o antica non importa,
si riaccende una scintilla di comunione di sentimenti e di emozioni che, in
seguito, difficilmente si spegnerà.
L’amicizia, come elemento indispensabile per
la vita, è un dono prezioso che va offerta e ricevuta; ma rispetto alla sua
nascita e alla sua struttura essenziale ci sono diverse forme di amicizia, per
esempio: quelle basate su un rapporto sincero, di condividere le stesse
emozioni, le occasionali e di privilegio (significato negativo F. Alberoni) mai
ferme e fisse: alcune finiscono improvvisamente, altre fioriscono, alcune vanno
altre arrivano seguendo i normali cambiamenti previsti di una società in
continuo movimento, e anche dagli inevitabili cambiamenti insiti in ogni
esistenza.
La realtà è che l’amicizia nel tempo cambia,
ma nella sua normale evoluzione non si isola, o si eclissa, richiama, invece,
intorno a sé altre amicizie in un
circuito virtuoso di solidarietà e di condivisione nel quale, con ogni
probabilità, si riconosce la parte fondamentale e caratteristica della
cosiddetta amicizia esclusiva (legata a
una sola persona, o ad un gruppo di élite) , o chiusa e quella non esclusiva, o
aperta.
Inoltre, nella quotidianità di ciascuno, nulla
accade che non lasci traccia, che non diventi memoria e sentimento. L’amicizia,
quindi, come memoria reale vissuta dal soggetto, nella quale sono enfatizzati
alcuni elementi – quelli che egli considera la vera essenza delle proprie
esperienze - e taciute altri – quelli
che ritiene invece irrilevanti, e non come un prospetto che dispone gli
elementi di una serie secondo la loro successione temporale, insomma come
memoria interiorizzata che ha elaborato, analizzato e
trasferito fatti che colpiscono e
piacciono di più del passato nell'interno della propria coscienza, ridandogli
nuovi contenuti emotivi e creativi.
Secondo Borgna, infine, anche l’amicizia è
fragile e, come friabile è continuamente
esposta alle ferite delle svigorite forze fisiche e psichiche, della mancanza di attenzione, della scarsa
gentilezza, degli affanni quotidiani o dalle influenze esterne come la
pressione sociale, le credenze religiose, le preferenze sessuali e così via non
sempre riconoscibili come veicoli che
procurano turbamenti ed emozioni negative.
Benché, conclude lo studioso, l’amicizia non sia un sentimento così
fragile come la timidezza, la gioia e la
speranza, anche nella sua struttura più profonda si può occultare il seme
malefico del vivere che la ferisce.
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