La
rassegnazione è un sentimento di significato duplice. Questo particolare
aspetto della nostra vita, se trascorso a modo e nei tempi giusti, da una mano
a rimettersi in movimento dopo un
turbamento psicologico; quando invece diviene
un’abitudine che copre ogni spazio della mente può recidere le gambe
perfino alle circostanze più favorevoli. Sebbene siamo soliti collegare la
rassegnazione a un’idea di fallimento e di perdita senza ritorno di speranza,
saper accoglier benevolmente questo sentimento in alcuni momenti si scopre
un’arma vincente. Certo, in quanto
l’attitudine di ricevere un evento negativo come frammento della vita,
tollerare l’impossibilità di realizzare qualcosa o di una sottrazione affettiva
o sentimentale , sono nostre mansioni indispensabili, se non altro penose.
Insomma non bisogna coltivarla, bensì
contrastarla. Quando tutto intorno a noi è triste, buio dobbiamo alzare la
testa e guardare avanti, quando ci sentiamo soli contro il mondo dei viventi
dobbiamo assolutamente combattere. Ciò perché la rassegnazione è un sentimento
capace di bloccarci in uno stato d’inerzia, allora occorre trovare la forza di
accettare la situazione qual è e poi cercare di cambiarla.
Talora
non arretrare a un avvenimento ( ad esempio un amore che finisce, perdere il posto di
lavoro, l’età che va avanti e così via) non soltanto rende molto triste, ma ci
inchioda in uno stato d’animo che aggrava nel tempo. Se riusciamo a giungere al
momento di rassegnazione, nel senso che
cessiamo di contrastare e di lottare quell'evento, possiamo iniziare a
progettarlo, ad andare al di là e a ripartire. E svelare, laddove non si tratti
naturalmente di episodi traumatici o luttuosi, che probabilmente il dire di no
che la vita ci ha comunicato ci sta muovendo verso qualcosa che è molto più
favorevole per noi.
La rassegnazione si tramuta in una attività
negativa quando anticipata, nel senso che è presente molto prima di scontrarsi
con qualcosa, o quando è tempestiva, ossia occupa il posto al primo intoppo di
un itinerario o progetto. Disagio che tuttavia per legge di natura non può non
rivelarsi. La persona non presta fede quando inizia una storia d’amore, quando
compra un gratta e vinci, quando un amico intimo scontenta un minimo. Le sue
espressioni particolari sono:<<Comunque so che andrà male>>;
<<Conosco perfettamente che sarebbe andata in questo modo>>. Un
pregiudizio su se stessi e sulla realtà che si amplia ad altre persone o a
tutta la sfera del vivere.
Questo è un esempio di rassegnazione che porta
via l’iniziale passione principale, per incominciare una qualsiasi attività.
Inoltre, essendo sprovvista di obiettività, non permette di cogliere le reali
occasioni positive innate spesso negli attimi di difficoltà soggettiva.
Praticamente, non consente mai di mettere a frutto la crisi, e questo ostacola
alla persona di potere progredire, svilupparsi, mutarsi. Altre-sì perché colui
che si rassegna, che non ha fiducia in nulla, non si dispone mai al massimo in
una circostanza: vive in economia nella convinzione impacciata di risparmiare
l’ulteriore delusione che, proprio per ciò, giunge tempestiva.
Ora
alcuni consigli per cambiare comportamento.
Per prima cosa bisogna accettare i propri
limiti. Se risponde al vero che la consapevolezza dei propri limiti aiuta, è
altrettanto vero che i limiti troppo rigidi finiscono per soffocare la gioia di
vivere. Ciò che blocca l’insicuro è la paura di cambiare, di essere diverso
dagli altri o da come lui stesso è abituato. Il suo pessimismo e la sua
diffidenza lo difendono dal desiderio di lasciarsi andare. Il rassegnato
dovrebbe imparare a cedere e scopre che ciò che sta evitando è la possibilità
di vivere meglio.
Evitare di arroccarsi nella propria posizione
in maniera critica e rinunciataria, ma aprendosi il più possibile al mondo esterno.
Invece di chiedere consigli a tutti senza però
mai modificare il carattere, impara ad ascoltare chi ti parla; esci dal proprio
dialogo interiore.
Non ripetere le solite frasi, quali:
“L’ennesima fregatura”, “Chi me lo fa fare” e così di seguito.
Infine,
uscire dai soliti ruoli. Ad esempio ci sentiamo troppo stretti nel ruolo di
coniuge o di genitore, ogni tanto diamo un calcio a tutti i cliché legati al
ruolo che occupiamo in famiglia senza la paura di perdere la rispettabilità o
l’orgoglio.
Scopriremo
che, essendo noi stessi, il clima familiare sarà più vivibile per tutti.
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