nell’opera “Passaggio
in ombra”
di Maria Teresa Di Lasci
Sappiamo bene di fare un’operazione psicologica di scavo e di rilievo nei labirinti profondi della coscienza, apprestandoci ad analizzare l’unico romanzo completo, ricco di emozioni, di sentimenti e stile, Passaggio in ombra Premio Strega 1955,di Maria Teresa Di Lascia(Rocchetta Sant’Antonio 1954 – Roma 1994), un’operazione priva di manipolazioni ideologiche in una sostanza così strettamente personale e dolorosa che viene evocata in superficie per cercare di pacificarsi.
di Maria Teresa Di Lasci
Sappiamo bene di fare un’operazione psicologica di scavo e di rilievo nei labirinti profondi della coscienza, apprestandoci ad analizzare l’unico romanzo completo, ricco di emozioni, di sentimenti e stile, Passaggio in ombra Premio Strega 1955,di Maria Teresa Di Lascia(Rocchetta Sant’Antonio 1954 – Roma 1994), un’operazione priva di manipolazioni ideologiche in una sostanza così strettamente personale e dolorosa che viene evocata in superficie per cercare di pacificarsi.
Ripercorrendo a brevi linee la biobibliografia della grande scrittrice
pugliese diciamo che spese la maggiore parte della sua breve esistenza – si
spense a soli quarant’anni per un tumore – impegnata, dopo una parentesi di
studi di medicina, sul campo irto di tante difficoltà dei diritti umani e
civili all’interno del Partito Radicale prima come vice segretario e poi come
deputato, al punto da fondare la Lega Internazionale <<Nessuno tocchi
Caino>> per l’abolizione della pena capitale nel mondo e di promuovere la campagna <<Io digiuno>> a
favore delle vittime dalla ex Jugoslavia.
Nel 1988 possiamo collocare il suo esordio letterario, anno in cui
scrisse ma non pubblicò il romanzo “La
coda della lucertola” e la prima stesura del romanzo Passaggio in ombra che verrà pubblicato da Feltrinelli quattro anni
dopo, e nel 1955 aveva iniziato a scrivere un nuovo romanzo, “Le relazioni sentimentali” rimasto
incompiuto. A queste prove di narrativa, seguirono la pubblicazione di quattro
racconti, con uno dei quali, Compleanno,
vinse il Premio Millelire.
Ambientato in un luogo geograficamente definito e individuato, un
paesino della Puglia del dopo il secondo conflitto mondiale, il romanzo, Passaggio in ombra, è fatto di due
parti: “L’audacia”e “Il silenzio”. Nella prima parte del
romanzo chiaramente realistico di antica memoria impreziosito da descrizioni
psicologiche di ambienti umani e naturali, si racconta, dal punto di vista
della bambina protagonista, Chiara, la storia del padre che non ha ancora regolarizzato
la sua posizione e della giovane molto amata madre nubile, che attenderà invano in chiesa,
insieme alla figlia e ai parenti e sotto gli occhi curiosi di tutti gli
abitanti del paese, l’arrivo in chiesa dello sposo e padre. Ma lui non viene,
si rifiuta di contrarre il matrimonio e anche di esercitare la paternità, più
per un condizionata irresponsabilità che per mancanza di affettività. Poi la
protagonista racconta la morte della madre, sopravvissuta a questo doloroso
affronto e i rapporti con le zie. Nella seconda parte del romanzo di genere
introspettivo, Chiara ormai adolescente racconta l’amore impossibile da
realizzare per il rapporto di parentela ed esclusivo che giorno dopo giorno nasce
in lei, per il cugino illegittimo -“Bastardo”-. Questo sentimento amoroso
puro diventa il tema ossessivo del romanzo. Ma anche il cugino come si era
comportato il padre, nel momento della scelta decisiva fuggirà e la lascerà
sola.
Insomma, possiamo concludere questa breve sintesi di un libro, i cui
fili della storia complessa e meravigliosa, descritti attraverso il filtro,
lungo e lento, della memoria, con il giudizio critico di Ettore Catalano:”la
protagonista chiusa in un suo sogno d’amore diviso tra innocenza e tentazione,
dà vita a pagine visionarie, certo, ma rette ancora dall’illusione di “dire” e raccontare la storia di un
disfacimento, di un asma metaforico attraverso strategie che negano la realtà
delle apparenze e disoccultano verità nascoste”, (1).
Incamminandoci in punta di piedi in questo lungo viaggio sentimentale a
ritroso, dove i ricordi dell’autrice, attraverso il personaggio Chiara ci
rivelano le sensazioni, i pensieri, le intime emozioni di una bambina ormai
diventata donna, il nostro scandaglio analitico sarà profondo e preciso nel
tessuto semantico, atto a individuare, selezionare ed evidenziare nel vasto
spettro di stati d’animo le tensioni e le angosce che affliggono i personaggi.
Sin dall’inizio della storia cogliamo nella
voce dell’io narrante i pensieri e le emozioni più intime che sorgono dal profondo in
determinati momenti di tensione interna quando l’io avverte l’urgenza di una particolare
situazione, carezzevole come nella seguente occasione:”Io ero in braccio a mia madre e, da quel nido amoroso, guardavo il
mondo sconosciuto che mi si apriva davanti” mentre con altrettanto
immediatezza mette a nudo la sua fedeltà di pensiero:”Certe creature irrisolte, che denunciano fin dall’aspetto il proprio
ibrido destino, non ho mai osato smemorarmi di me stessa totalmente: così,
dunque, non mi sono liberata delle cose fino a divenire una folle. Prigioniera
della mia vita, sono rimasta una creatura di confine”, e ancora
confrontandosi con un coraggio di donna matura ed esperta con la verità dolorosa
della realtà palpitante che la circonda, senza tanti veli retorici esprime il
suo disagio:”Guardavo quel piccolo
incendio che mi divampava dentro e piangevo di rabbia e di dolore: come avevo
potuto sbagliarmi tanto su di lui; come
avevo essere tanto ingenua da non capire chi era veramente! Ne avevo fatto un
dio…invece era un vigliacco, un pavido, un pusillanime!”.
Nello scrigno della memoria di Chiara dimoravano diverse figure
femminili amate, tra le quali spicca per nitidezza quella di Anita, la
madre, descritta come una coraggiosa e
giovanissima “mammana”, che,
nonostante i continui abbandoni, continuava ancora ad amare Francesco, il
suo seduttore e padre biologico di
Chiara. Per cui dopo tanti anni di assoluto silenzio “Quando lo aveva visto sulla porta di casa, forse con lo stesso cappotto
dei loro incontri, aveva sentito un tuffo al cuore e la forza di quella spinta
nel sangue l’aveva fatta tremare fino alla radice dei capelli. Si era ripresa
subito, perché sapeva dissimulare le emozioni e controllare i sentimenti”;
e seguendo la via del cuore, il richiamo primordiale dell’istinto materno,
superò tutti di dubbi compreso il suo egoismo,
placò ciò “che rispuntavano da un angolo
remoto dell’animo e la inquietavano con domande insidiose” , per non far crescere la figlia senza padre “Chiara non ti conosce, disse. Deciderà lei
se ti vuole per padre”.
Alle figure dominanti di Chiara e Anita, l’io narrante affianca quella
della zia Peppina, una donna descritta con pennellate sapienti di psicologia
analitica, tali da rendere evidente, nei suoi elementi essenziali, la sua
complessa e intricata personalità. Quindi, tralasciando altre strade che potrebbero infittire le immagini tratte già
dal mondo misterioso della coscienza,
prendiamo in esame alcuni brani
in cui le parole sono veicoli naturali e rivelatori di conoscenze psicologiche
acquisite. In un clima misurato e solare cogliamo i frutti di questo lavoro
descrittivo:”Mia zia era, a suo modo, una
conoscitrice di caratteri. Benché le cose che comprendeva degli altri fossero
inutili per definire una personalità o per indirizzare i comportamenti,
tuttavia coglieva certi aspetti dei sentimenti e delle passioni che erano nella
loro stravaganza, quanto di meno vago possa esistere. “, e senza il pur minimo turbamento l’io esprime
una particolare e profonda osservazione della propria realtà nel rapporto con
la zia:”Io vi aderii per opportunismo e
per vigliaccheria: nascosta dietro i rumori confusi del suo delirio, riparata
dalla distrazione delle sue gesta, ho potuto tessere la trama del mio
disfacimento”, ancora, nel procedere del discorso analitico, non stupisce la bugia in risposta della nipote al comportamento furioso della zia Peppina “Alle domande incalzanti e alle grida acute
con cui mi assaliva, rispondevo nell’unico modo che, sebbene disperandola
placava i suoi furori: avevo avuto un attacco d’ansia”.
Emozioni fitte e articolate percorrono le azioni dell’io narrante senza
mai coprirle con veli retorici o con sentimentalismo ideologico, il risultato
sono esempi raffinati di trovate
psicologiche per dare un senso alle proprie sofferenze psichiche, ai pregiudizi
morali del proprio ambiente umano. E
quando la balia dice a Chiare che i genitori non sono sposati,”A quel punto, piansi disperata, lanciando
grida che furono sentite anche nella piazza”.
Proseguendo l’argomento emotivo, troviamo modalità e toni diversi per
esprimere nuovi comportamenti che rendono credibili le immagini offerte agli
occhi dei lettori, e vi riesce soprattutto nei rapporti col padre “Ma io non ero sempre la bambina affettuosa e
leale che egli mi credeva…mi piaceva mettere alla prova tutta la sua devozione
per me…senza avere nessuna considerazione dei suoi sentimenti, e anzi
abusandone” e per dare visibilità alla sua motivazione interiore, nutrita
da una strana punta d’orgoglio, dà voce al suo pensiero “Tuttavia conservo, con assoluta attualità, il sentimento appagato del
trionfo: un benessere un po’ cannibale che si nutriva della sua apprensione
nell’attesa che io tornassi a essere Chiara di papà.”. le vicende
giudiziarie del padre richiamano alla coscienza di Chiara nuove emozioni, che
acquistano rilevanza particolare in quanto rendono più verde le scene
quotidiane di vita familiare “Dopo
l’arresto di mio padre, mi accadeva spesso di non pensare a nulla e di restare
attonita, come fossi catturata in uno spazio senza uscite dal quale riemergevo
solo per un richiamo ostinato di Anita o grazie
a un evento particolarmente rumoroso. Il
mio ritorno alla realtà aveva la lentezza stuporosa che accompagna una
lunga malattia…”. Vicina al capezzale della madre morente, Chiara rifiuta
le attenzioni affettive paterne; il suono della voce ha modificato le tinte
originali; i momenti di massima intensità emotiva rappresentano la dolorosa
fine di un amore, forse mai nato “Lo
guardai con durezza, senza farmi commuovere, e il rifiuto prese dentro me la
sua forma più gretta. No, gli dissi senza parlare. No, non ti perdono!”.
Ma se anche nel romanzo si possono individuare scene di penosi
abbandoni, scene di angoscia esistenziale di particolare intensità, Mariateresa
con un tocco di grazia dispiega la voce del cuore, fa vivere in toto la
passione amorosa ora esclusiva nella forma emotiva nella relazione tra i due
innamorati “”Saverio!” implorai,
chiamando il suo caro nome. “Saverio!”. Il pensiero che egli potesse essere
scomparso prese forma lentamente, ma fu scacciato dalla veemenza del mio amore.
“Impossibile” mi ripetevo, “impossibile. Non può andarsene, come non potrei
farlo io! Siamo l’uno dentro l’altra!””, e seguendo la via primordiale
dell’istinto, la giovanissima Chiara chiede a gran voce il diritto di amare e
di essere amata “In questi occhi vorrei
perdermi per sempre, anima mia! Così sussurro, mentre cerco la bocca che
intento si è schiusa sui denti che
illuminano la notte. Poso le mie labbra sulle sue in un bacio casto come il
primo suggimento di un neonato. “Vita mia!” lo imploro, e sento che non vivrò
senza di lui”, ancora, con la segreta speranza di poter realizzare il suo
sogno, abbandona ogni tipo di riserva e risoluta esprime il suo desiderio”Oh, poterti dire sùbito:”Sono tua!” Poterti
dire subito:”Fuggiamo! Non c’è tempo, mettiamo in salvo il nostro amore…”.
Dietro i buoni propositi che dovrebbero cullare future speranze di
felicità, spesso invece si celano inganni, disillusioni e tante espressioni di
amarezze che riempiono i vuoti dell’anima. Restano i ricordi? “Forse, mi dico, forse”.
Maria Teresa Di Lascia, dunque, è
una scrittrice riservata, originale che trae dai suoi diversi stati d’animo affascinanti
e coinvolgenti motivazioni che, con un lavoro di scavo profondo, analizza e
trasmette senza compiacimento o manipolazioni concettuali le proprie ansie, le
proprie emozioni e i propri sentimenti più intimi.
NOTA
1) E. Catalano, Le ragioni di un Convegno in La saggezza
della Letteratura, a cura di Ettore
Catalano, Bari, Edizioni G. Laterza, 2005, pag. 23.
Nessun commento:
Posta un commento