Abbiamo
appreso dalle ricerche scientifiche che le emozioni hanno tempi molto brevi, ma
hanno anche la capacità di modificare i nostri stati d’animo, in modo
particolare la gioia, nel senso che la gioia invade tutto l’essere e mette in
relazione lo spazio psichico interno con quello esterno, il soggetto e
l’oggetto, l’individuo e gli altri.
Ma
cos’è la gioia?
Secondo la psicologia, e non solo, la gioia è
una emozione molto friabile, impalpabile, delicata: si diffonde con facilità
dentro gli uomini, ma con altrettanta facilità può annullarsi. Inoltre , per
Borgna, la gioia vive del presente, non del passato e nemmeno del futuro, ed è
totalmente diversa dalla felicità. La felicità, infatti, ha una lineare e intima
relazione con l’ambiente esterno, mentre la gioia nasce dentro di noi: è una
esperienza soggettiva bellissima e di breve durata.
Se, quindi, è una emozione che fiorisce
dentro di noi e prende nutrimento dalla profondità del nostro mondo interiore,
la gioia non può nascere dalla quantità
e dalla qualità degli oggetti che possediamo (telefonini, macchine, vestiti e così via),
né dal partecipare a programmi televisivi oppure a spettacoli in locali
pubblici al momento più in voga. La gioia, invece, nasce quando il nostro cuore
si libera dalle paure e dai pregiudizi quotidiani, e recupera la facoltà di
aprirsi agli altri in una relazione affettiva e solidale non per l’interesse di
un momento particolare, ma perché gli altri sono persone.
A questo punto, per aggiungere qualcosa alle prime considerazioni, possiamo dire che
la gioia è una emozione lieve che ci invita vivamente a meditare con
attenzione sul mistero che avvolge la sfera globale di tutte le esperienze di un essere
umano e, nel contempo, anche sulla
sua capacità di resistere alle
intemperie generate dalle tribolazioni, dalle paure, dai dolori della vita,
nonostante la sua fragilità. La gioia è una emozione fuggevole ed evanescente –
anche se a volte si manifesta con un’accelerazione della frequenza cardiaca e
dell’attività respiratoria - e difficilmente riusciamo ad avvicinarla e
trattenerla.
A seconda, infine, delle convinzioni di
ciascuno di noi ogni essere umano cerca
il senso della vita . Fondamentale per la risposta, quindi, è l’educazione e la formazione cognitiva del
soggetto. Secondo alcuni filosofi non esiste nessun senso della vita, per altri
studiosi invece esiste .
A tale proposito per Borgna la gioia ci dice che molto probabilmente,
nella condizione umana, è ben inserita nel suo DNA, e forse, di rinvenire un senso nella nostra vita anche quando essa
sia velata dagli aculei impietosi
dell’insensibilità e dell’indifferenza, dell’individualismo e della
litigiosità, e anche della violenza inumana e della stessa morte.
Insomma, la gioia è un destino impossibile da
sondare con le nostre tecniche analitiche che permette al soggetto di percepire
il chiarore anche nell’oscurità più profonda
dei campi di sterminio, quando l’evento inspiegabile dell’aiuto divino,
sia presente nella nostra anima. Ma se
la gioia proviene dagli abissi della nostra interiorità, allora tocca a noi, dice Eugenio Borgna:
<<[…] ricercare le orme della gioia,
della sua estrema fragilità, nei volti e negli occhi, nel sorriso e negli
sguardi di chiunque incontriamo in vita. Non la inaridiamo con la nostra gelida
disattenzione>>.
Nessun commento:
Posta un commento