La
rabbia è una emozione caratteristica, considerata vitale da tutti gli studiosi
di psicologia. Essa è una tra le
emozioni più precoci ed essendo una emozione primitiva, può essere osservata
già dai bambini molto piccoli. Capita spesso infatti osservare bebè che
rifiutano il cibo o non hanno l’attenzione particolare da parte della madre e
manifestano questo comportamento urlando o tirando oggetti. Questo comportamento rammenta il fatto che la
rabbia è una emozione allocata nel nostro DNA, difatti appare sin dai primi
giorni di vita. Si tratta, dunque, di emozione primitiva, di base, che è
determinata dall’istinto di difendersi per sopravvivere.
A questa reazione emotiva si riferiscono
diverse voci, quali: collera, esasperazione, furore ed ira che rappresentano lo
stato acuto della rabbia; altre, invece, manifestano la medesima emozione ma di
virulenza minore, come: irritazione, fastidio, impazienza.
Nella vita quotidiana vi sono persone
tranquille che difficilmente si arrabbiano, altre al contrario, sono sempre sul
piede di guerra. La rabbia deriva da esperienze di frustrazione dei tentativi
di raggiungere un obiettivo, da azioni ostili o situazioni disturbanti: i
bambini a volte si arrabbiamo con i divieti, con le cose e con gli adulti. Moltissimi sono i motivi che portano le
persone ad arrabbiarsi. D’altronde sappiano che la rabbia come tutte le
emozioni non è mai giusta, o sbagliata: se è presente bisogna prenderne atto,
comprenderla e gestirla alla meglio. La persona che riesce a far tacere la
rabbia, non sempre ne ottiene salute psichica, perché essa rappresenta un segnale
di grande interesse: che qualche individuo o qualche oggetto sta mortificando la
nostra personalità.
Inibire le espressioni d’ira si può andare
incontro a disturbi psicopatologici: problemi psicosomatici come mal di
schiena, l’emicrania, disturbi gastrici, psoriasi possono colpire gli individui
più concilianti. Coloro i quali riescono ad esternare la rabbia, dopo il
breve sfogo liberatorio, vanno incontro
a intricati disagi relazionali. In particolare se a provocare l’emozione sono i
conflitti con i parenti, partner e colleghi di lavoro; normalmente, più
energico è il rapporto affettivo, più furiosa è la risposta aggressiva che si
aizza nello scontro.
Reprimendo la rabbia non fa certamente bene,
esploderla in momenti opportuni non anche. Tirare fuori ciò che dentro bolle
non è poi così drammatico, come alcuni paventano, soprattutto ricercatrici, ma in ogni caso normalmente è inutile, non chiarisce il problema, ma lo continua nel
tempo e, in realtà, si è portati poi ad
arrabbiarsi daccapo e ancora, per la
causa originale.
È basilare, quindi, per la nostra salute
psicofisica , conoscere e apprendere ad esprimere la collera in maniera costruttiva
ed adeguata.
Spesso, però, alla rabbia a prima vista non ci
si oppone; tuttavia non è certo ciò che
realmente accade; la mancata reazione può essere dipesa dal negato contatto
emotivo con l’emozione rabbia, quindi entra in gioco l’alessitimia, ossia
l’imperizia di avvertire sul piano emotivo le emozioni, le quali vanno di fatto
a finire direttamente sul corpo fino a somatizzarle; arriva così accusare, come abbiano già detto innanzi,
dolori addominali o di testa privi di cause organiche apparenti, sino a
giungere a vere e proprie patologie.
A volte l’emozione rabbia può essere
negata inconsapevolmente e l’individuo è
in grado, per esempio, di collocare in
atto aspetti o comportamenti sostitutivi e/o di copertura dell’emozione,
diciamo quindi di compulsioni ( pensieri o comportamenti) e rituali.
Genericamente però può accadere il contrario;
lo smisurato sfogo delle proprie emozioni e il mancato controllo della rabbia
può provocare risultati negativi a se stessi e agli altri. Pigliare tutto come
un’aggressione personale, sentirsi messo in discussione solo per una scortesia
di un impiegato o feriti per la negligenza di un collega è l’inizio del viaggio
che percorriamo ogni qualvolta che si attiva il meccanismo rabbia.
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