IL TEMPO DELLA GIOVENTU’
(IL ‘68 E DINTORNI)
DI ENRICO CASTROVILLI – ED LIBELLULA
QUALCHE CONSIDERAZIONE SULLA LETTURA DI BENITO D’ AGNANO
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Sono
abituato da sempre ad appuntare di ogni libro letto le cose che ho trovato
interessanti e di comunicarle, quando è possibile, all’autore come ringraziamento per le ore di piacevole
lettura che mi ha regalato.
Perciò,
anche se può sembrare una ripetizione, visto che diversi altri hanno scritto in
modo completo e puntuale sul libro del Dott. Castrovilli, evidenzio ciò che mi
ha colpito di più.
Che
sia un libro di formazione è molto evidente ed è stato notato da tutti.
La
vita del protagonista si sviluppa secondo una direzione ascensionale della
mente ed è imperniato sulla crescita, la maturità, la ricerca di se stesso e
del proprio ruolo nella vita.
Una
educazione familiare di valori e di responsabilità ricevuta da Carlo, il
protagonista, lo costringe ad abbandonare gli studi per il lavoro, necessario
al sostentamento della famiglia dopo la morte del padre. La volontà e la spinta
interiore fanno si che possano coesistere in lui lavoro e studio, pur in
presenza di problemi di salute.
La
famiglia fa quadrato intorno a lui e lo sostiene con affetto e rispetto. E la
povertà non diviene un alibi per non andare avanti. Un bell’esempio per le
famiglie di oggi!
Nel
leggere le pagine del libro mi tornano nella mente le reminiscenze scolastiche
sulla vita di tanti grandi che hanno vissuto situazioni simili. Orazio afferma
che la povertà lo aveva spinto a scrivere versi. E poi balza forte e potente la
figura di Pascoli che non è fermato da nessun ostacolo:
“Da me, da solo, solo e famelico/ per
l’erta mossi, rompendo ai triboli/ i piedi e la mano./ Piangendo si, forse ma
piano”E rubo a Leopardi un verso: “Oimè quanto somiglia/ al tuo costume il mio”. Perché anche io ho
dovuto fare lo stesso percorso ad ostacoli per giungere alla meta da me
sognata. Il desiderio così pregnante di Carlo di fare l’insegnante, è portato a
buon fine con la caparbietà dei giovani e con l’aiuto di un professore (così io)
che aveva a cuore la scuola e i giovani
volenterosi. Meraviglioso nel finale
l’appagamento del sogno risolto in una semplice frase: “ Io vi dico che non andrò via da questa classe”. Classe da cui erano scappati via tanti altri
docenti perché “terribile”, senza per
ciò dover ricorrere alla violenza. E sapeva bene che per l’esercizio della
funzione docente ci vuole autorevolezza, non autorità.
Questo
libro si apprezza anche per le sue osservazioni sul Movimento Sessantottino.
Carlo
vi prende parte con chiara coscienza. Ha capito che gli studenti hanno le loro
ragioni, ma non condivide la lotta armata. E se vi prende parte lo fa contro la
sua volontà ma si ritira presto per aiutare l’amico rimasto seriamente contuso
in uno scontro.
Tante
cose erano giuste, tante un po’ meno. Era giusto dare a tutti la possibilità di
studiare di crearsi un avvenire, ma non era giusto che tutti andassero avanti
senza nemmeno studiare ( il famoso 6
politico). E lui non appartiene a
questa categoria.
Il
movimento era caratterizzato dallo spirito di ribellione verso il principio di
autorità. E fu di portata internazionale.
Con
il boom economico molti studenti provenienti da ceti popolari avevano
intrapreso gli studi di ogni ordine e grado e il sistema formativo degli anni
’60-70 si trovò ad essere incapace di reggere l’urto della scolarizzazione di
massa.
Ci
fu l’occupazione degli istituti, specie quelli superiori, perché offrivano un
istruzione elitaria.
Comunque
si verificarono molti cambiamenti sotto la spinta della contestazione. Carlo ci
passa in quella tempesta. E pianta la sua bandiera tanto agognata in cima al
monte.
Il
libro è davvero un gioiello di valore inestimabile per la formazione dei
giovani. E’ un percorso che mostra con chiarezza tutta la bellezza del sogno e
tutta la crudezza delle spine poste ad intervalli lungo la strada che si
possono superare solo con il supporto di una educazione familiare solida ed una
volontà che deve divenire passione.
Una
scrittura attenta ad evitare ogni manierismo, semplice ed elegante, ricca di
immagini e di riferimenti storici chiari e precisi, rende la lettura
coinvolgente e piacevole come una ventata di aria fresca nella calura. E’ un
libro che si legge senza accorgersi e senza interruzioni, talmente penetra nel
lettore e ne sollecita la sensibilità e le corde delle emozioni. L’autore, oltre che laureato in Lettere,
lo è anche in Medicina ed in Psicologia. E’ un punto di riferimento importante
della Psicocritica.
Conosce
molto bene la psiche umana con tutti i suoi risvolti comportamentali ed
emotivi.
Il
libro perciò accompagna il lettore anche nel dedalo delle emozioni spiegandone
origine e manifestazioni. Ed offre
piacevolezza e soddisfazione.
Ognuno
può avvertire nel testo consonanza fra l’autore e parte di se stesso che, nel
medesimo tempo, lo spinge verso nuovi contesti emozionali.
San Vito dei Normanni, 15 ottobre 2018-
Benito D’Agnano
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